Donald Trump torna a mostrare i muscoli nella guerra commerciale in corso con Pechino: «Ho chiesto alla Cina di rimuovere immediatamente tutte le tariffe su tutti i nostri prodotti agricoli, compresa la carne di manzo e di maiale, sulla base del fatto che stiamo andando avanti bene con le discussioni commerciali», ha cinguettato ieri il presidente degli Stati Uniti dopo gli incontri bilaterali tra le delegazioni dei due governi in vista del vertice con il presidente del Paese asiatico, Xi Jinping.
Lo stesso Trump ha subito sottolineato su Twitter di non aver fatto scattare gli addizionali dazi del 25% il primo marzo, termine che aveva indicato per trovare un accordo, quindi in sostanza l'ultimatum è slittato. «È molto importante per i nostri agricoltori e per me», ha proseguito Trump riferendosi alla sua ultima richiesta; in realtà Pechino avrebbe già aperto alla possibilità di aumentare gli acquisti di prodotti made in Usa, compresi appunto soia, riso, mais e carne.
Wall Street spera ormai in una positiva soluzione per la trade war in corso, ma le distanze da colmare restano molte. A partire dal niet della Cina alla possibilità di interrompere gli aiuti di Stato alle sue aziende pubbliche o para-pubbliche; uno dei maggiori motori che hanno fatto del Paese asiatico la «fabbrica del mondo» e anche uno dei principali volani dell'economia internazionale. Proprio ieri si è saputo che l'ex Celeste Impero lo scorso anno ha fatto investimenti fissi nel settore dei trasporti per 3,2 trilioni di yuan, l'equivalente di 478,9 miliardi di dollari, per realizzare nuove costruzioni e infrastrutture. Disaggregando il dato complessivo, annunciato dal ministero dei Trasporti, gli investimenti nelle ferrovie si sono attestati a circa 800 miliardi di yuan, quelli nelle strade e idrovie 2,3 trilioni di yuan e nell'aviazione civile a 80 miliardi. Nel 2018, sono stati realizzati più di 2.
600 chilometri di linee ad alta velocità e 6000 chilometri di superstrade. Complessivamente, secondo quanto rilevato dall'Ufficio nazionale di Statistica, nel 2018 gli investimenti fissi in Cina sono aumentati del 5,9% annuo. Altro che la guerra dei M5S contro la Tav.
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