Escalation In Tunisia 14 morti, ma per l’opposizione sono 20

Quattordici morti secondo il governo, almeno venti a sentire le denunce dell’opposizione. Quale che sia la verità un fatto è certo: in Tunisia, dove la “rivolta del pane” infiamma le piazze ormai da diversi giorni, la situazione sta degenerando. E le forze di sicurezza sparano. Teatro degli scontri più violenti sono le località dell’interno nella fascia centrale del Paese nordafricano, le più povere, lontane dalla costa dove si concentrano le attività economiche produttive e il turismo.
Il governo ha diffuso ieri sera un bilancio ufficiale che parla di 14 morti e nove feriti e sostiene che la polizia ha usato le armi solo per difendersi quando è stata attaccata con ordigni incendiari, pietre e bastoni. Queste vittime si sono registrate a Kasserine e a Thala, località-epicentro della rivolta del pane. Ma l’opposizione del partito democratico progressista diffonde notizie ben più drammatiche e già ieri mattina affermava invece che il totale dei morti solo negli scontri in queste due città era di venti persone uccise a colpi d’arma da fuoco e rivolgeva al presidente Zinedine Ben Alì un appello a «cessare di sparare».
Meno grave ma comunque sempre molto tesa la situazione nella vicina Algeria, dove sabato il governo ha in tutta fretta deciso novità fiscali per abbassare in modo sensibile i prezzi degli alimentari di prima necessità come il pane, lo zucchero e l’olio.

Fonti giornalistiche segnalano che un quinto manifestante è rimasto ucciso ieri, dopo i quattro già registrati nei giorni precedenti. La vittima sarebbe un commerciante di Tiaret, ammazzato durante l’assalto della folla al suo negozio di alcolici. In tutto negli scontri in Algeria ci sarebbero stati ben 800 feriti.

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