Tel Aviv Il presidente americano Barack Obama ha chiesto una «tabella di marcia» per il ritiro di Israele dalla Cisgiordania e, a questo riguardo, intende avere un dettagliato piano da parte del premier Benyamin Netanyahu nella sua prossima visita in Israele e nella regione, in programma a partire dal 20 marzo. Lo rivela il giornale americano on line The World Tribune, ripreso dai media israeliani.
Citando fonti isreliane, il giornale - che firma il servizio da Gerusalemme - spiega che il piano israeliano dovrebbe essere considerato come parte dell'iniziativa americana per stabilire uno Stato palestinese in Cisgiordania nel 2014.
«Obama - scrive il giornale riportando le stesse fonti - ha chiarito a Netanyahu che la sua visita non è un'opportunità per foto, quanto piuttosto lavoro sull'Iran e sullo Stato palestinese». «L'implicazione - ha proseguito la fonte con il giornale - è che se Israele non darà al presidente qualcosa su cui lavorare, lui agirà per proprio conto».
Il giornale - dopo aver sostenuto che la richiesta di Obama ha avuto effetto nell'ufficio di Netanyahu alle prese con una situazione di stallo nelle trattative per il nuovo governo - ha anche detto che gli uomini di Obama considerano questo la «prova del nove» della leadership e della credibilità di Netanyahu.
Natanyahu poi, torna a lanciare l'allarme sul programma nucleare dell'Iran: Teheran non ha ancora raggiunto la linea rossa, ma è sempre più vicina all'obiettivo di avere un'arma atomica. Di qui l'ennesimo appello alla comunità internazionale a non limitarsi alla diplomazia e alla politica delle sanzioni, ma a prevedere «una minaccia militare credibile», prima che sia troppo tardi. Un appello che Netanyahu ha lanciato intervenendo via satellite da Gerusalemme all'assemblea annuale dell'Aipac (America Israel Public Affair Committee), la potente lobby filo-israliana d'America. E che ribadirà al presidente americano, Barack Obama, quando arriverà in Israele. «Non vedo l'ora di incontrarlo», ha affermato Netanyahu, il cui pressing sulla Casa Bianca per un'azione più decisa verso l'Iran è sempre stata costante. Il vicepresidente americano Joe Biden lo rassicura: «Non cerchiamo la guerra e siamo pronti a negoziare. Ma - ha ammonito il numero due dell'amministrazione Usa - tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa quella militare».
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