diToni Capuozzo
Caro Presidente, cari Ministri. Sono felice che Massimo e Salvatore siano stato restituiti alle loro famiglie, al loro paese, al loro lavoro, a se stessi. Molto felice, e sollevato. Ma è un sollievo velato da una malinconia che non vorrei ammettere, perché per gli amici farei carte false. Appunto: il fatto è che il governo tecnico ha tenuto una rotta educata e remissiva, fin troppo educata e remissiva per un anno, senza mai far la voce grossa, mai battendo un pugno sul tavolo. A lungo con silenzi che facevano rabbia a chi avesse a cuore la liber0tà dei due fucilieri di marina, e anche la saldezza d'animo dei tanti italiani sparsi in missioni lontane. Certo, mi sono augurato cento volte che avessero ragione loro, che quella strategia avrebbe avuto successo, che mi sbagliavo io. E adesso è finita, almeno la questione della loro libertà personale, cosa che resta per me la più importante. E adesso toccherà a un altro governo, se Dio vuole, battersi per una giustizia che restituisca ai nostri fucilieri anche la forma di una libertà senza ombre. Ma mi rimane l'amaro in bocca per certe cose che fanno parte della mia educazione, e che sono un linguaggio comune con tanti militari, a cominciare da Max e Salvatore. Chiamatelo come volete: onore, parola data, prestigio dell'Italia. Bene, ce li avete restituiti, e di questo Vi ringrazio. Ma lo avete fatto con le tattiche della politica, con le furberie condite da sofismi giudiziari.
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