Nuova stretta dei militari al potere in Egitto contro la Fratellanza musulmana. I vertici del movimento islamista, la cui base resta riunita in una piazza del Cairo e promette nuove manifestazioni in tutto il Paese, sono ora ricercati dalla giustizia.
Mentre del deposto presidente Mohammed Morsi si sa solo che continua a essere in arresto un «luogo sicuro», sono cominciate ieri le consultazioni politiche per la formazione del «governo di coalizione», al quale però dicono che non parteciperanno né i Fratelli né i salafiti del partito Nour, la prima e la seconda forza nel disciolto parlamento. Anche il Fronte di salvezza (Fsn), l'eterogenea piattaforma delle opposizioni laiciste, liberali e progressiste, ha espresso riserve sul processo di transizione annunciato lunedì notte dal presidente ad interim Adly Mansour, affermando di non esser stato consultato e di non esser d'accordo su alcuni punti della nuova dichiarazione costituzionale. Eppure proprio un esponente di spicco del Fsn, Mohammed ElBaradei, non aveva esitato lunedì sera ad accettare la nomina a vice presidente della Repubblica con delega per le relazioni estere. Incarico formalizzato assieme a quello affidato all'economista Hazem Beblawi di formare un governo di coalizione.
Beblawi ha cominciato ieri le consultazioni ma il suo compito appare arduo: mentre le opposizioni del Fsn appaiono incerte e non unite, le due principali forze parlamentari - i Fratelli e i salafiti - rifiutano di prender parte all'esecutivo.
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