L'avevano sbagliata tutti; tv, carta stampata, politici di tutto il mondo che mettevano in guardia contro una vittoria schiacciante di Benjamin Netanyahu, «King Bibi», come lo aveva sfottuto il Time magazine sbattendone una foto poco rassicurante in copertina. Avrà una maggioranza schiacciante, dicevano, contornata dalla crescita della destra. Perchè, sia chiaro, insistevano per colonne e colonne (vedi per esempio l'articolo su Herald Tribune di Jodi Rudoren alla vigilia elettorale) Israele va a destra, oh quanto a destra, nel profondo dei buchi neri dell'etica corrente, contro Obama, contro l'Europa, contro l'Onu. Ma le note di biasimo preventivo si sono infrante sulla grande sorpresa di queste elezioni israeliane: 19 seggi al bel cinquantenne Yair Lapid, capo di Yesh Atid, «C'è un futuro». Fino a due anni fa, era un giornalista e conduttore tv famoso, insofferente con i religiosi che non vogliono servire l'esercito e pesano sulla società. Yair ha condutto una campagna garbata contro Netanyahu, diversa da tutti. Quieto e borghese, difensore della classe media intellettuale, il ragazzo del 63 ha sbancato i croupier, e ora Netnayahu deve vedersela inaspettatamente soprattutto con lui se vuole tentare di formare un governo con un minimo di stabilità. Altrimenti, le prossime elezioni sono già in vista. Perchè è vero che Bibi, insieme a Avigdor Lieberman, capo del partito Israel Beitenu, «Israele la nostra casa», ha preso 31 seggi che ne fanno l'evidente candidato a formare ancora una volta il governo. É vero anche che Bennet ha raddoppiato i voti, arrivando a 12 mandati, e che quindi il fronte conservatore, insieme a Shas, che ha 11 seggi, più altri partititini di destra arriva a 60 seggi (la Knesset ne ha soltanto 120) e uno o due in più si rastrellano sempre, forse il povero Kadima ridotto quasi a zero (due seggi, e non è detto).
Ma anche l'altro fronte, quello di centro sinistra, se Yair ci sta, può arrivare esattamente allo stesso numero, alle elezioni precedenti ne aveva 55. Dunque è chiaro perchè Bibi ha dedicato la sua prima telefonata, nella notte fra martedì e mercoledì, a Yair. Congratulazioni, gentilezze e poi: «Potremo fare grandi cose per questo Paese». Quindi, dichiarazioni sulla necessità di formare un governo più largo possibile. I partiti di sinistra, ce la stanno mettendo tutta per cercare di formare una loro coalizione, anche se il loro voto è molto più frammentato e non ha un leader come Bibi. Dopo Yesh Atid di Lapid vengono i laburisti con l'ex giornalista Shelley Yekimovitch, solo 15 seggi. Anche nella povera performance ha dichiarato che con Netanyahu mai e poi mai. Lo stesso in termini ancora più furiosi lo ha fatto Tzipi Livni, che ha fondato Tnua, «Movimento», ma ha preso solo 6 seggi. Tuttavia Tzipi si vede, dato il suo passato di ministro degli esteri, come il leader naturale di una coalizione di sinistra, e la sua campagna ha esaltato l'opinione pubblica internazionale antisraeliana in modo imbarazzante: Bibi non è amico di Obama, ci isola, ci mette in crisi, facciamolo fuori. I suoi nemici non si occupano del fatto che Netnayahu abbia ribadito la tesi dei «due stati per due popoli», abbia invitato Abu Mazen a sedersi senza precondizioni mille volte, abbia reagito con costruzioni nel West Bank solo dopo che i palestinesi sono andati all'Onu a farsi dare unilateralmente uno Stato. Bibi è stato persino accusato di aver agitato troppo il problema dell'Iran, come fosse una piccolezza. La sinistra odia Bibi, ma Lapid no, e non sembra realistico che vada in coalizione con i tre partiti arabi antisionisti, 10 seggi.
Se vogliamo capire perchè Lapid ha preso tanti voti, la risposta sta nel sogno di Israele, commovente e illusorio, di essere un quieto Paese democratico e occidentale, in cui si sollevano temi economici tipici di una classe media in sofferenza come dappertutto, senza urlare, come ha fatto Yechimovich; si sollevano temi strategici con rispetto per l'esercito, il timore dell'Iran e della Fratellanza Musulmana, a differenza della Livni. Yair il privilegio di non avere quell'atteggimento duro che allontana l'israeliano medio dal sogno di essere normale. Yair sarebbe un buon ministro degli esteri, urbano, colto.
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