Sarebbero almeno una decina i feriti negli scontri scoppiati ieri al Cairo fra i sostenitori del presidente Morsi e i suoi oppositori. I manifestanti sono scesi in piazza Tahrir, simbolo della rivoluzione, per chiedere la riforma dell'Assemblea costituente, per renderla più rappresentativa delle forze politiche egiziane e per contestare la decisione di Morsi di rimuovere il procuratore generale. La protesta era stata organizzata in occasione dei primi cento giorni dall'insediamento di Morsi ed è stata infatti definita il «venerdì del conto». Gli scontri sarebbero scoppiati quando i sostenitori del presidente hanno assalito il palco degli oppositori e incendiato uno striscione.
Così ha spiegato Mahmoud el-Khobary, coordinatore generale della Coalizione dei giovani rivoluzionari le ragione della protesta alla agenzia Xinhua: «Nei suoi primi cento giorni, abbiamo visto solo pochi cambiamenti nella sicurezza e nel traffico, ma i problemi sono nel potere, nel pane e nella città». Oltre alla protesta politica infatti, i manifestanti chiedevano anche la riduzione dei prezzi dei beni di prima necessità. I Fratelli Musulmani e altri partiti islamisti invece hanno contestato la sentenza con cui sono stati assolti i 24 imputati per la «battaglia dei cammelli» del 2011 a piazza Tahrir, durante la rivolta contro l'ex rais Mubarak. Secondo le fonti del ministero della Sanità i feriti negli scontri sarebbero dodici, mentre secondo altre fonti sarebbero una quarantina o addirittura duecento. «Vogliamo una Costituzione che rappresenti tutti gli egiziani, non solo gli islamici» hanno gridato gli attivisti, che hanno anche diretto alcuni slogan contro gli islamisti come «abbasso il governo dei Fratelli Musulmani»; da parte loro, i sostenitori di Morsi hanno chiesto «libertà, giustizia».
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