Non piace, Sara. Per i suoi nemici (che in Israele pare siano parecchi) la signora Netanyahu è invadente, scontrosa, troppo ambiziosa e pure poco raffinata. Di recente la first lady è apparsa alla Knesset con un vestito trasparente e fasciante che non ha suscitato grande ammirazione, e non solo per l'opportunità dell'occasione. Però Sara Netanyahu, poco amata dai più e ben poco glamour, è appena stata nominata da Forbes Israel la donna più potente del paese: lei che non è una politica, non è una manager, non è una imprenditrice, non è a capo di una banca, non è una spia del Mossad e neppure una modella come la connazionale superstar Bar Refaeli. Lei che è stata criticata per avere consumato chili e chili di gelato col consorte a spese dei contribuenti, lei che è pure stata accusata dalla badante nepalese del padre di maltrattamenti, con grande indignazione generale.
Non è che il marito sia un cabarettista, è che lei proprio non trova una sintonia coi concittadini: tanto che un paio di anni fa la coppia si è rassegnata a una «operazione simpatia» con copertine, interviste e fotografie che mostravano i coniugi Netanyahu sorridenti e alla mano. Niente da fare. Eppure secondo Forbes Sara è la numero uno, nella classifica del potere al femminile: e anzi, proprio tutta questa influenza sulla vita politica, pur non avendo lei alcun ruolo ufficiale, potrebbe spiegare l'antipatia nei suoi confronti. Magari anche un po' di invidia.
Sicuramente può spiegare i malumori nati dopo le voci sulla sua influenza diretta sulle nomine effettuate dal marito, sia in ambito governativo, sia di alti funzionari pubblici. È noto che i negoziati per il nuovo governo siano rimasti fermi a lungo anche a causa dell'ostruzionismo di Sara verso Naftali Bennett, una volta vicino a Netanyahu e ora leader del movimento nazionalista Focolare ebraico. «È coinvolta ad ogni livello»: questo è il mantra, riferito da Forbes.
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