di Gian Micalessin
Adesso finalmente lo sappiamo. I servizi segreti italiani guidati dal generale Pollari erano una vera Gestapo specializzata in crimini contro l'umanità. Un'organizzazione a delinquere specializzata in rendition, la consuetudine statunitense di affidare a carnefici terzomondisti i terroristi da «strizzare». Eppure non eravamo proprio soli. Un rapporto fresco di stampa della Open Society Foundation di George Soros informa che alla colonna infame della rendition sono rimasti appesi almeno altri 54 Paesi, 35 dei quali europei. E tra gli odiosi 35 del Vecchio Continente ci sono fior di Paesi e governi davanti a cui, solitamente, la più raffinata intellighenzia liberal-italiota s'inchina devota e rispettosa. Paesi che nelle rituali classifiche della rettitudine, del progresso e della democrazia travolgono l'odiata «italietta». Prendiamo la Finlandia. L'algida maestra di democrazia, dispensatrice di welfare e benevola con gli immigrati assicurò libero transito ad almeno 150 voli associati alle operazioni di rendition. Gli svedesi non furono da meno. Nel dicembre 2001 impacchettarono gli immigrati egiziani Ahmed Agiza e Muhammed Zeri e li consegnarono a un gruppo di agenti della Cia. Che a loro volta li trasferirono sui tavolacci elettrificati di una galera egizia. E i crucchi sempre pronti a regalar lezioni di civiltà? Loro, precisi come sempre, non s'accontentavano di consegnare i sospetti terroristi agli americani. Loro andavano a interrogarli di persona. Gli 007 di Berlino presenziarono alle confessioni di Muhammad Zagar, affidato alle sapienti pratiche di aguzzini siriani. Non paghi volarono a Sarajevo per sentir cantare Abdel Halim Khafagy consegnato a valenti torturatori bosniaci. Il fondo lo toccarono spedendo un agente in Afghanistan per interrogare Khaled el Masri, un cittadino tedesco d'origine libanese caduto per errore nelle grinfie della Cia. Nel frattempo assistettero senza batter ciglio agli atterraggi e ai decolli di 336 voli della Cia impegnati a trasferir galeotti a destra e manca. Niente in grado di scomporre l'angelica Merkel che nel dicembre 2005 assolse la nazione addebitando ogni colpa agli alleati americani. Da questa lista di nequizie non si salva neppure il compagno Zapatero. Anche dopo la sua elezione la Spagna continuò a rappresentare una tappa obbligata per i charter da e per Guantanamo con 68 soste accertate. Il meglio di sé lo diede, come sempre, la perfida Albione. Dopo aver usato per un decennio le galere libiche come dependance per i terroristi di casa propria, non si fece scrupoli a far fuori Gheddafi usando come alleato Abdul Hakim Belhadj, un terrorista fondamentalista consegnato nel 2003 ai torturatori del Colonnello dai servizi segreti di Sua Maestà. Insomma così facevan tutti. E forse anche peggio. Con una piccola e sottile differenza.
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