Fare made in Italy non basta Occorre modernizzare l’economia del nostro Paese

I dati certificano che la crisi è alle spalle e la ripresa si sta consolidando. Gli equilibri di valori, tra realtà produttive e territori, però, appaiono ancora discontinui, frammentati e, a tratti, fortemente squilibrati, in particolare a sfavore del Sud e dell'artigianato.
Finalmente, però, il segno negativo, davanti agli indicatori produttivi, è tornato a essere un'eccezione. È indispensabile ancora, comunque, intervenire con politiche di sistema, per sostenere quella che è una ripresa debole. Soprattutto, sostenuta dall'export che, favorisce quelle aziende più aperte ai mercati.
Fare «made in Italy» non basta più. Per essere competitive le nostre imprese, oggi, devono saper coniugare qualità ed efficienza organizzativa, sempre più elevate. Da più parti si sottolinea come la crisi possa essere il punto di partenza, per un ripensamento complessivo dei modelli di sviluppo finora adottati. Da questo punto di vista, l'attenzione all'ambiente viene identificata come una delle direttrici da seguire. Date le caratteristiche strutturali del nostro tessuto produttivo, la green economy italiana, può essere una risposta concreta e innovativa all'esigenza di imboccare un nuovo corso di sviluppo. Il 30% delle Pmi si dimostra particolarmente sensibile a investire in prodotti e tecnologie volte a conseguire risparmi energetici e a minimizzare l'impatto ambientale.
A livello territoriale, il Sud è l'area geografica in cui appare più consistente (38%) la percentuale di imprese che, nei prossimi anni, investiranno in prodotti e tecnologie a minor impatto ambientale. Tuttavia, oltre la metà delle imprese - gran parte di quelle del commercio e dei servizi - resta ancora indietro e rischia di perdere ulteriormente terreno. È un pericolo. Se la dinamica dei consumi interni e degli investimenti pubblici non ritornerà, presto, su livelli accettabili, è realistico pensare a un altro anno difficile sul mercato interno. Attuare la riforma fiscale, alleggerendo il peso su imprese e lavoro, rilanciare i consumi interni e restituire centralità e fiducia all'imprenditore nelle condizioni di accesso al credito.

Sono tutti passaggi determinanti, per permettere a chi è rimasto indietro, di imboccare la via della crescita. Senza dimenticare, la necessità di mantenere alto l'impegno a semplificare la «macchina» pubblica. Costruire uno Stato davvero moderno. Sarà questa, la sfida dell'Italia nei prossimi anni.
*Presidente di Unioncamere

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