Ferrara convoca il popolo dei Liberi: «In mutande ma vivi»

Messaggini, telefonate, confidenze: il grande fratello delle procure, che ha puntato il suo orecchio su chiunque avesse a che fare con Berlusconi, sforna nuovo materiale appetitoso per guardoni. La crepa aperta dai pm di Milano sta diventando una voragine e adesso si capisce perché la giustizia non funziona: buona parte dei magistrati italiani è da mesi impegnata a spiare nella vita privata del premier e dei politici, sperando di trovare qualche cosa di piccante, se poi non è reato pazienza perché l’obiettivo è screditare, infangare. Ogni giorno ha la sua novità, e le ultime arrivano dalla Procura di Napoli che non vuole rimanere indietro nella corsa all’ammazza Berlusconi. Migliaia di intercettazioni stanno per essere riversate nelle redazioni dei giornali, deliri di ragazze in alcuni casi anche probabilmente, o meglio evidentemente, in stato confusionale.
Tutto questo è il segno che ormai siamo allo scontro finale. Tanto che la Procura di Milano ha deciso di forzare la mano al diritto e al buon senso chiedendo il processo immediato per Berlusconi non soltanto per l’ipotesi di concussione (la telefonata in questura sul caso Ruby) ma anche per lo sfruttamento della prostituzione minorile (caso Ruby). Si dà il caso che il rito immediato si usi quando le prove sono schiaccianti, talmente evidenti da saltare la fase istruttoria del processo. Come si fa a ritenere «certi» due reati nei quali le presunte vittime (il funzionario della questura e la ragazza) negano di essere tali? Non è questo sufficiente a dimostrare quanto meno un dubbio sulla fondatezza dell’accusa? Lo sarebbe per qualsiasi caso, non lo è se di mezzo c’è Silvio Berlusconi.
Per il premier la legge non si applica, si interpreta, e guarda caso sempre a favore dell’accusa. Così, decaduto il legittimo impedimento, a marzo riprenderà anche il processo Mills (presunta corruzione) nonostante la prassi voglia che se il presidente della corte viene trasferito (come nel caso in questione) il dibattimento debba riprendere dall’inizio.
Se la situazione non fosse tragica, perché in gioco ci sono le elementari libertà personali, il momento si potrebbe definire comico. Ieri l’opposizione ha chiesto di poter ascoltare in Parlamento la giovane Ruby (forse vogliono sapere dettagli sui suoi gusti sessuali), e il sindacato delle prostitute ha annunciato che scenderà in piazza domenica contro la strumentalizzazione che la politica sta facendo della professione. Insomma è tutto un bordello, per di più gestito e orchestrato da una manica di moralisti pubblici dalla dubbia moralità privata.

Contro i quali Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, ha chiamato a raccolta per sabato a Milano il popolo degli uomini liberi. L’appuntamento è al teatro Dal Verme al motto di: «In mutande ma vivi». Noi non mancheremo.

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