L'ultima novità dal fronte della chirurgia estetica porta il nome di Kerry Campbell, alias la «mamma-botox». Inglese residente a San Francisco, settimana scorsa ha candidamente ammesso durante una puntata di Good Morning America di aver iniettato del botox sul viso di sua figlia. Niente di male, Kerry in fondo è un'estetista. Piccolo dettaglio: sua figlia ha solo 8 anni. L'ammissione di Kerry Campbell ha suscitato polemiche e una quantità tale di telefonate, che ora sua figlia è stata affidata ai servizi sociali (nel frattempo si è scoperto che la madre le aveva praticato anche l'epilazione dei peli superflui «per portarsi avanti», parole sue).
La storia, con tutte le esagerazioni del caso, è tuttavia emblematica per capire come sia mutata la percezione della chirurgia estetica negli ultimi tempi: l'artificio per apparire migliori non nasce oggi. Persino i medici Galeno e Celso, e siamo nell'antica Roma, si adoperavano per correggere labbri sporgenti, nasi storti e orecchie a sventola (non sempre con esiti fortunati per le loro cavie). Tutte le società, lo confermano gli antropologi, da sempre sono intervenute sul corpo fornito dalla natura per abbellirlo grazie a disegni, tatuaggi, acconciature, vestiti. Non nasce oggi nemmeno l'ossessione per la bellezza (e l'etica del sacrificio per ottenerla): Cleopatra non era forse disposta a passare ore immersa in una vasca colma di latte d'asina pur di avere una pelle più luminosa?
Ciò che cambia, lo confermano i sondaggi, è l'approccio alla chirurgia estetica, specie tra i giovani. Il 17 per cento dei teenagers italiani ricorrerebbe, se potesse, alla chirurgia per cambiare o rimodellare qualche parte del corpo. «Gli adolescenti fanno fatica ad accettare le trasformazioni del corpo - spiega Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra, psicoterapeuta e tra i massimi esperti in Italia nel campo dell'educazione. - È come se il corpo al naturale non bastasse: ecco allora comparire piercing, tatuaggi, muscoli gonfiati da ore di palestra. Prima di ricorrere alla chirurgia estetica l'ossessione dei giovani per il proprio corpo passa per la moda. Gli adolescenti di ieri lottavano per liberarsi dalla colpa della ricerca del piacere sessuale, quelli di oggi non più. Il corpo è stato liberato, la morale comune accetta che anche i giovanissimi abbiano le loro esperienze sessuali, ma i ragazzi soffrono comunque. Lottano ancora. Perché anche se non vivono più il senso di colpa, pesa su di loro quello di inadeguatezza». Ovvero, la vergogna di non essere all'altezza dei canoni di bellezza estetica accettati dai pari. Se è doveroso, come spiegano gli psicologi, rispettare la ricerca della bellezza da parte dei teenagers, bisogna vigilare che questa non sconfini nell'ossessione e nella frustrazione di non riuscire ad essere diversi da ciò che si è. «Attenzione: gli ideali di bellezza oggi sono crudeli», chiosa Charmet che sull'argomento ha appena scritto Adolescienza (la i non è un refuso), edito da San Paolo. Sottotitolo più che esplicito: «Manuale per genitori e figli sull'orlo di una crisi di nervi».
Sulla percezione del corpo contemporaneo si discuterà il prossimo fine settimana a Pistoia nell'ambito del festival «Dialoghi sull'uomo», ideato e curato da Giulia Cogoli (27-29 maggio, www.dialoghisulluomo.it). Oltre a Gustavo Pietropolli Charmet, interverranno tra gli altri gli antropologi Marco Aime, Franco La Cecla e Rossella Ghigi.
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