Roma - L’accordo su Mirafiori "ovviamente non sarà riaperto", il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ospite di Sky Tg24, chiude la porta alla rimessa in discussione del patto sottoscritto fa azienda e sindacati all’indomani dell’esito del referendum a Torino e della richiesta della Fiom (non firmataria dell’accordo) a riaprire la trattativa.
"Fiom non si attribuisca tutti i no", dice poi Sacconi spiegando che l’adesione al no nasce da timori più ampi e non solo dall’essere della Fiom. "I no al referendum per l’accordo separato di Mirafiori non sono l’adesione alle politiche sindacali e non solo sindacali della Fiom o alla sua ideologia del conflitto tra capitale e lavoro che in qualche modo informa ancora quell’organizzazione, ma sono l’espressione di quella preoccupazione diffusa tra lavoratori di non riuscire a conciliare i tempi di lavoro con i loro tempi di non lavoro. In passato molti accordi siglati anche da Fiom specie al Nord sono stati bocciati dai lavoratori in base a questi timori. Fiom quindi non si intesti tutto questo risultato. Ha sposato il malessere, non si è assunta quella responsabilità che le altre organizzazioni si sono assunte per favorire l’investimento".
Malessere non ideologico "Sappiamo che nell’azienda soprattutto nelle aree più interessate al cambiamento, il malessere non era determinato dalla letture ideologiche della Fiom ma dalla prospettiva di cambiamento dei tempi di lavoro", ha aggiunto il ministro. Ora la Fiom ha davanti a sè due strade o la via sindacale o quella giudiziaria non "tanto verso il referendum quanto sotto diversi profili che possono essere variamente valutati. Credo valga la via politica-sindacale, valga per Fiom e come riflessione dell’intera confederazione a cui appartiene, e dall’altra parte anche come riflessione da parte della stessa azienda e delle altre organizzazioni sindacali, per vedere quale possa essere un comune denominatore magari anche un minimo comune denominatore per coabitare pur avendo una posizione diversa rispetto all’accordo".
Fiat farà gli investimenti Per Sacconi, infine, nessun dubbio sull’investimento da parte di Fiat: "Qesta vicenda - ha detto - nasce dalla dichiarazione di impegno di Marchionne e dal progetto Fabbrica Italia, prima a Pomigliano e poi a Mirafiori". Quanto poi a quel che si può ancora chiedere a Marchionne, secondo Sacconi, la richiesta potrebbe essere di "far evolvere ulteriormente gli strumenti partecipativi che coinvolgono i lavoratori oltre a una gestione attenta delle risorse umane".
L'accordo per la rappresentanza Per il ministro, "le confederazioni saranno capaci di realizzare una nuova intesa per esempio sulla rappresentanza nella misura in cui, in modo particolare, la Cgil avrà anche la delega della Fiom a negoziare per essa".
La Camusso: restare in fabbrica? la Fiom discuta con la Cgil La Cgil e la Fiom hanno dato sempre lo stesso giudizio negativo all’accordo su Mirafiori, tuttavia il sindacato non "può stare fuori dalla fabbrica, non può stare fuori dai cancelli". Lo ha ribadito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, all’indomani dell’esito del referendum di Mirafiori. "Sia la Fiom che la Cgil - ha spiegato Camusso - hanno dato lo stesso giudizio sull’intesa a anche sul fatto che non si conosce ancora il piano industriale della Fiat". Però non si può restare fuori dalla fabbrica e "non riconoscere l’esito del voto". La Camusso ha detto inoltre di essere rimasta "stupita" dalla percentuale dei no: "Pensavo a un risultato più vicino a quello di Pomigliano, anche se tutti avevano colto il nervosismo dell’azienda che ha fatto anche delle cose strane".
"Valuteremo il ricorso alla magistratura" "Valuteremo se ricorrere alla magistratura perchè ci sono diritti che vanno salvaguardati ma non basta". Intervistata a In mezz’ora su Rai 3 la segretaria della Cgil ha spiegato che ad esempio "il diritto di sciopero può essere portato in tribunale: se ci fosse una clausola che impedisce a un lavoratore di fare sciopero quello è un tema che arriva alla corte costituzionale". Tuttavia la leader sindacale ha precisato che la magistratura non può essere l’unica via perché "non si può affidare la rappresentanza sindacale" alla magistratura.
Critiche a Confindustria "Penso che abbia parte di responsabilità su quanto avvenuto. Nel 2009 - ricorda la Camusso - Confindustria firmò un accordo sulle regole con una parte del mondo sindacale. Temo anche io che Confindustria esca indebolita da questa partita, un tema importante che si chiama 'regole e rappresentanza'. E se si da l’idea che si può entrare e uscire, tutto questo rende debole il sistema della rappresentanza".
Cicchitto: interventi su contrattazione e consultazione "Quello che è accaduto ieri a Mirafiori segna una svolta che richiede che si intervenga lungo due direttrici - dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto -. Da un lato nuove relazioni industriali fondate sulla contrattazione aziendale che tenga conto sia della concreta situazione delle aziende, sia della competitività derivante dalla globalizzazione; dall’altro lato si deve aprire una riflessione per affrontare il problema costituito da forme di consultazione e di partecipazione dei lavoratori alle scelte produttive delle imprese".
Chiamparino: Marchionne mantenga gli impegni E di Fiat torna a parlare il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che ribadisce come l'esito del referendum sia "positivo perché apre una prospettiva strategica decisiva per Mirafiori e in generale per l’auto in Italia, per tornare a produrre vetture competitive". "Naturalmente - aggiunge - è importante che siano mantenuti gli impegni assunti da Marchionne. Mi aspettavo una percentuale di no così alta e ci sono molte mie interviste in cui lo affermavo. È difficile - conclude - chiedere alle persone di cambiare le proprie abitudini, specialmente quando si tratta di fare lavori faticosi ed impegnativi".
Chiamparino è intervenuto a "Gran Torino", appuntamento al Lingotto con cui Piero Fassino ha aperto la sua campagna elettorale per le primarie del Pd per individuare il nuovo candidato sindaco del partito. E nel suo intervento ha sottolineato: cinque anni fa "quando abbiamo contribuito a salvare Mirafiori, tra tante polemiche e tanta indifferenza nazionale, l’abbiamo fatto pensando al futuro".
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