Non hanno lasciato nemmeno una riga per spiegare. Ha vinto la disperazione. Così due anziani coniugi di Ancarano, un piccolo centro del Teramano, in Abruzzo, si sono tolti lavita insieme. N.D.E., 79 anni, e la moglie G.D.D., 75, si sono appesi con le corde alla trave del box e si sono lasciati andare, stretti nell’ultimo abbraccio. A trovarli così il figlio che vive nella stessa casa. Rientrato da commissioni, ha sollevato la serranda e ha assistito alla tremenda scena. Le sue urla hanno richiamato l’attenzione dei vicini, ma l’allarme lanciato al 118 non è servito: per il papà e la mamma non c’era più niente da fare.
Alla base del suicidio una storia penosa, purtroppo ormai tipica per questi tempi cupi di crisi generale. L’altro figlio dei due anziani , cinquantenne, si era visto mettere all’asta la propria casa dopo che le banche ed Equitalia gli avevano chiesto di saldare i debiti. In preda alla disperazione, l’uomo aveva poi pensato di venirne fuori nel peggiore dei modi, cercando di recuperare la casa con una tentata estorsione ai danni dell’uomo che l’aveva comprata all’asta.
Il tentativo, miseramente fallito, si era concluso in carcere.Troppa pena, troppo, dolore, troppa vergogna per i poveri genitori. Così, l’epilogo. Un suicidio insieme, abbracciati, come avevano sempre vissuto. In un certo modo, anche loro vittime del nuovo killer chiamato crisi.
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