Fini fa il sub corsaro nell’area protetta «Un errore, pagherò»

Il presidente della Camera «beccato» da Legambiente mentre fa immersione nel parco naturale di Giannutri

da Roma

Pomeriggio dell’altroieri, martedì 26 agosto. Acque del paradiso naturalistico di Giannutri, isola tra le più incontaminate del Tirreno. Meta ambita da escursionisti, sub e velisti, che pure hanno due sole possibilità di approdo: Cala Maestra a Nord e Cala Spalmatoio a Sud, essendo il resto dell’isola totalmente interdetto, come zona di ripopolamento ittico e di flora marina altrove ormai quasi estinta.
Un paradiso naturale, non a caso eletto da varie specie di uccelli rari per la nidificazione. Per i sub le possibilità di immersione sono comunque diverse, lungo le punte frastagliate delle zone a divieto parziale. Tranne che davanti ai Grottoni, «zona 1» e dunque assolutamente off limits. Quando alcuni bagnanti vedono uno yacht scortato da una motovedetta dei Vigili del Fuoco accostare e ancorare proprio lì davanti, sulle prime sono solo incuriositi. Ma il trasbordo di alcuni sub con le bombole dallo yacht alla motovedetta attira l’attenzione. Tanto più che uno dei sub che sta per immergersi pare ricordare una sagoma nota. Sembra Gianfranco Fini, presidente della Camera. Anzi, è proprio lui. I bagnanti trasecolano, scattano foto a ripetizione: una, due, dieci, venti. In serata avvertono Legambiente e inviano le foto via e-mail. L’associazione naturalistica chiede subito lumi al presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano, Mario Tozzi, già volto televisivo di «Gaia». Ha autorizzato lui quell’immersione del tutto eccezionale? È forse in corso uno speciale progetto di ricerca scientifica, condotto dalla terza carica dello Stato? «Cado dalle nuvole», risponde Tozzi.
Una «colpevole leggerezza» rischia di costar caro al presidente dei deputati: almeno duemila euro. Ma non è la sanzione amministrativa a preoccupare, quanto il danno all’immagine che ne deriva. In tempi di odio per la «casta», uno svarione che non ci voleva: c’è materiale per polemiche e strumentalizzazioni, demagogiche quanto si vuole, ma sgradevoli per il numero uno dei rappresentanti del popolo. E difatti un deputato del Pd, Luca Sani, arriva persino a chiedere le dimissioni dal massimo scranno di Montecitorio. Il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano, è pronto ad ammettere l’errore: «Non abbiamo alcuna difficoltà a commentare una colpevole leggerezza – spiega la nota dettata alle agenzie di stampa –: non conoscendo esattamente i confini dell’area protetta, pensavamo che l’immersione si svolgesse nell’area 2, dove immergersi è consentito. Conveniamo con il presidente dell’Ente Parco sul fatto che è inevitabile una sanzione amministrativa e sul dovere di pagarla».
Nel rispondere alla sollecitazione di Legambiente, Tozzi aveva infatti sottolineato di non essere a conoscenza dell’immersione. «Ci sono gli estremi per comminare una pesante multa, l’infrazione è grave, presto riunirò gli organismi direttivi dell’Ente, come da procedura... Non ho ricevuto alcuna richiesta di permesso, né avrei comunque potuto concederla, perché in quel tratto di mare nessuno può fare il bagno, figuriamoci immergersi con le bombole. Se qualche autorità me lo chiede, la accompagno volentieri in giro per il Parco, ma non certo in mezzo alla zona 1. È un’area a protezione integrale: nessuno può andarci se non dietro richiesta e per motivi scientifici...».
«Mi sembra di cattivo esempio per la terza carica dello Stato violare un divieto servendosi di un mezzo dei vigili del fuoco che dava assistenza al proprio yacht», commenta Tozzi. Un minimo di solidarietà a Fini arriva però dall’ex presidente di Legambiente, oggi ministro ombra dell’Ambiente del Pd, Ermete Realacci.

Da sub a sub: «Non è mai positivo quando le più alte cariche dello Stato aggirano le regole. Ma certo è un buon segnale il fatto che Fini, attraverso il suo portavoce, abbia subito riconosciuto l’errore e dichiarato di pagare la relativa multa...».

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