da Milano
Senza pause. Unaltra lunga giornata per lex amministratore delegato di Bpi Gianpiero Fiorani, e per il suo vice Gianfranco Boni. Ieri, i pm Francesco Greco ed Eugenio Fusco sono rimasti fino a notte inoltrata nel carcere milanese di San Vittore per concludere gli interrogatori dei due pricipali indagati della vicenda Antonveneta. Il primo a essere ascoltato è stato Boni, responsabile dellarea finanza. Un faccia a faccia durato più di otto ore, poi i magistrati hanno interrogato per circa unora lex «re di Lodi», sentito per la quinta volta da quando è detenuto. Dunque, secondo gli inquirenti cè ancora molto da chiarire. Sulla gestione della Bpi, sui rapporti tra i vertici dellistituto lodigiano e quelli di Unipol, sulle recenti dichiarazioni rese da Emilio Gnutti ai magistrati, e sulla paternità della tentata scalata ad Antonveneta.
E sempre ieri i militari del nucleo provinciale della Guardia di finanza di Milano hanno sequestrato nella sede lodigiana della Bpi un conto corrente intestato a Gaudenzio Roveda, con un deposito di un milione e 300mila euro. Secondo gli inquirenti, quella somma sarebbe costituita da dividendi depositati dallo stesso Roveda, quindi segnalati dallistituto lodigiano allUfficio italiano cambi, che li ha portati allattenzione della Procura milanese. Lipotesi è che Roveda si sia prestato ai principali indagati dellex Bipielle per alcune operazioni illecite. Tra queste, ha raccontato il banchiere svizzero Egidio Meclossi (uno dei testimoni chiave dellinchiesta), le scalate della Banca popolare di Crema, lOpa Barilla-Kamps, e «un insider trading enorme sul titolo Autostrade attraverso la società Hd2 riferibile a Gaudenzio Roveda».
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