Il prezzo dei carburanti è sostanzialmente raddoppiato in meno di 10 anni. Perché? Si è diffusa la convinzione che dipenda dal prezzo del barile e dal tasso di cambio euro/dollaro; ciò è parzialmente vero, ma non del tutto.
In effetti, il prezzo del carburante è fortemente condizionato dalle accise, soltanto nel 2011 ne sono state introdotte altre quattro - come per il finanziamento alla cultura (0,71 centesimi), l'emergenza immigrati (4 centesimi), l'alluvione in Liguria e Toscana (0,89 centesimi) e il Decreto Salva Italia (8,2 centesimi) - per non parlare delle situazioni più datate, ma che pesano ancora: la Guerra in Abissinia del 1935 ( 0,1 centesimi), la Crisi di Suez del 1956 (0,7 centesimi), per arrivare al disastro del Vajont del 1963 (0,7 centesimi), il terremoto del Friuli del 1976, il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (2 centesimi) e la missione in Libano del 1983 (10,6 centesimi). Insomma, un massacro! Si ha la sensazione più che fondata che l'auto e gli automobilisti, che il circuito mediatico ha ormai additato come fattori negativi della società, siano continuamente penalizzati da una corsa dissennata all'aumento dei costi di gestione del veicolo (per la metà i carburanti, ma anche assicurazioni, tasse locali e così via), che ha provocato una profonda crisi di enorme portata economica, così che gli effetti di questa criminalizzazione dell'auto ha ridotto di 700mila unità gli acquisti sul mercato italiano (ciò corrisponde a due fabbriche), e sta provocando per la prima volta dagli ultimi 50 anni una forte riduzione del consumo di carburanti che presto si tramuterà, malgrado gli aumenti, in una riduzione del gettito fiscale. È sorprendente come un governo di tecnici e attenti osservatori, ed esperti dei vari comparti industriali, si accanisca contro l'auto e non si renda conto che sta provocando una crisi di proporzioni mai viste in precedenza. Decine di migliaia di posti di lavoro sono spariti, altri stanno per svanire, ma cosa ancora più grave, il mondo dell'auto che quantifica un decimo del pil nazionale non ha considerazioni positive nella azione dell'esecutivo.
Questo è ancor più ingiustificato se si analizzano le ingenti spese in ricerca e sviluppo, e l'introduzione di nuove tecnologie che continuamente migliorano il livello d'inquinamento acustico e atmosferico, la sicurezza, i consumi e il comfort del prodotto auto, sanciti anche dai vari livelli, da Euro 1 a Euro 6. L'auto non si ferma, ma continua a migliorare se stessa con un'attenta gestione del rapporto con il consumatore e l'ambiente.
Malgrado tutto ciò, il comportamento dell'esecutivo è veramente sorprendente, incomprensibile e scoraggiante, ma ci stimola a richiedere con crescente forza l'esigenza di un immediato intervento che porti al rilancio del disastrato mondo dell'auto.
*Presidente Areté Methodos
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