Una foto-truffa per sfuggire alla realtà

Una foto-truffa per sfuggire alla realtà

Obama d’accordo. Ma alle sue spalle David Axelrod, ovvero il guru della comunicazione che lo ha preso quando era uno sconosciuto attivista di Chicago e gli ha dato un’identità, gli ha insegnato come muoversi in pubblico, come parlare, quali slogan usare per sedurre le folle. E Axelrod sa che per un presidente la gestione dell’immagine è fondamentale, non solo nell’imminenza delle elezioni, ma ogni giorno, ogni ora per quattro anni, perché la gente dimentica i discorsi e le parole, ma mai le immagini.
Tra le varie innovazioni introdotte dal duo Obama-Axelrod c’è anche quella di pubblicare ogni giorno sul sito della Casa Bianca foto di vita quotidiana, come se si trattasse di un servizio dietro le quinte, in cui il presidente, la sua famiglia e i suoi ospiti vengono ritratti informalmente. La scelta di pubblicare gli scatti mentre la figlia gioca nello Studio Ovale rientra in questa strategia. La scena sembra spontanea, informale; serve a suscitare empatia e al contempo autorevolezza nell’americano medio, che è indotto a riconoscersi in quelle immagini: vede in Obama un suo simile, ma al contempo subisce il fascino della Casa Bianca ovvero del simbolo più alto del potere americano. Prova simpatia e rispetto per il Comandante in Capo.
Un capolavoro, che, però, segna una svolta. Fino ad oggi non erano mancati riferimenti ai Kennedy, ma nell'ambito di una comunicazione di chiara impronta obamiana, innovativa, originale capace di creare nuovi simboli e miti. Era un riferimento romantico, non il messaggio centrale. Questa volta però è andato oltre: replicando pari pari una delle scene più famose di John Fitzgerald Kennedy ha rinuncia alla creatività, ammettendo il proprio difficile momento politico. Obama perde colpi nei sondaggi, arranca sulla riforma sanitaria e tenta di riconquistare prestigio e popolarità lanciando un messaggio subliminale: io come Jfk, uno dei presidenti più amati degli Stati Uniti.


Dando visibilità alle sue bambine, che fino a poco tempo fa voleva proteggere dall’invadenza dei media, ricorre allo strumento di persuasione più efficace, quello sentimentale, emotivo. Parla al cuore anziché alla mente degli elettori. Ma in questo modo ammette che il brand Obama, da solo, a otto mesi dalle elezioni, non basta più a strappare consenso.

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