Dopo una presidenza anonima come quella di Pierce, ne arrivò un'altra altrettanto discutibile. Fu quella di James Buchanan, che per la storia americana sarà sempre il presidente schiavista. Lui contrapposto a colui che la retorica e l'opportunità politica misero al centro della lotta alla schiavitù, cioè Abramo Lincoln. Perché il primo presidente repubblicano arrivò subito dopo Buchanan e diventò il paladino della libertà, facendo arrossire di vergogna un presidente che l'America spesso non ama ricordare. È questa l'eredità lasciata da Buchanan: aver reso la carriera di Lincoln più semplice e averlo aiutato a diventare un mito.
Buchanan veniva da una ricca famiglia della Pennsylvania e come molti dei suoi predecessori e successori cominciò la scalata al potere partendo da uno studio legale. Avvocato e quindi politico: prima deputato nel Congresso locale della Pennsylvania, poi alla Camera dei rappresentanti a Washington (1821-31), e infine senatore (1834-35). Era un uomo colto e anche decisamente ambizioso. Per accreditarsi con l'establishment di Washington si fece nominare ambasciatore prima in Russia e poi in Gran Bretagna.
Non un caso questo. Visto che lui era considerato uno degli eroi della guerra del 1821 contro l'Inghilterra. Si arruolò volontario e partecipò alla difesa di Baltimora. L'America vinse quella battaglia (poi anche la guerra). Una vittoria consegnata alla storia più che per la partecipazione (modesta) di Buchanan, per un altro dettaglio: in quella circostanza, cioè nella difesa vittoriosa di Fort McHenry, nel Maryland, Francis Scott Key compose la poesia The Star-Spangled Banner. Dice qualcosa? Erano i versi che qualche decennio dopo sarebbero diventati il testo dell'inno nazionale americano. Tutto questo diventò storia dopo la presidenza Buchanan, forse anche per provare a salvare qualcosa di una biografia che l'America ha la tendenza a rimuovere. C'è sempre quel problema: la preferenza del presidente per la schiavitù. In un Paese che a metà dell'Ottocento era dilaniato dalla disputa tra abolizionisti e non, lui stava dalla parte sbagliata della storia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.