Come funziona la trappola

Miracoli delle aste al ribasso: riuscire a vendere un Ipod Touch, vale a dire un lettore per file musicali, del valore di circa 400 euro, guadagnandoci più di 5000 euro. Ben prima che scattasse la retata della Guardia di finanza, a smontare il giocattolo delle aste (apparentemente un paradosso, dove ad aggiudicarsi il prodotto non è chi offre di più ma chi offre di meno) aveva provveduto il popolo degli utenti. Che avevano dimostrato come gli unici a guadagnare sempre e comunque fossero i gestori dei siti, più un gruppo piuttosto ristretto di «soliti noti». Nella migliore delle ipotesi, specialisti del ramo. Nella peggiore, amici dei gestori in grado di inserirsi nell’asta a giochi ormai fatti.
Già a settembre dell’anno scorso un cybernauta di nome Piero Tofy si era messo di buzzo buono ad analizzare i meccanismi di funzionamento delle aste. Aveva scoperto che - tanto per fare un esempio - un singolo Ipod aveva raccolto di «commissioni» (la tassa che si deve pagare per partecipare all’asta) 5.059,50 euro. E le possibilità di indovinare l’offerta vincente - cioè l’«offerta unica più bassa», come da regolamento - erano assai basse a meno di non coprire con le proprie offerte tutte le possibilità. Ad essere analizzate erano state in particolare le offerte di Bidplaza.

it, uno dei siti oscurati ieri su ordine della Procura della Repubblica: «Il quadro era chiaro - scriveva Tofy - Bidplaza stava facendo soldi a palate, alcuni utenti perdevano soldi e una stretta cerchia di “più fortunati” si aggiudicava i beni per pochi centesimi di euro».

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