Fernando Galardi ha fatto suo un detto: «Un italiano = un poeta. Due italiani = una discussione di calcio. Tre italiani = tre partiti». Quando, pur ingegnere, si trovò a lavorare in un negozio di «Fotografia-Alta Fedeltà», dove vendeva radio, Tv, macchine fotografiche, si convinse che «l'Italia con tante teste che ragionano autonomamente è un miracolo per come riesce a funzionare ed a progredire». Su quellesperienza - anni '80 - per Natale ha pubblicato «Il cliente non ha sempre ragione» (www.graficherotomec.it, Chiavari). Di quel negozio dove passavano almeno 100 persone al giorno racconta scontri e incontri con «la massa» dei clienti.
Alcune costanti. Come molti altri quel negozio funzionava anche da ufficio informazioni e, nonostante l'insegna, gli sono state chieste le cose più disparate: perfino 2 metri di catena per lampadari a gocce quando nemmeno immaginava che avessero una catena propria. Altra costante: il cliente cerca sconti con ogni pretesto. Valga per tutti la scanzonata disinvoltura di un ragazzo che chiede il prezzo di una pila da 9 volt e alla risposta: «3.500 lire», chiede se può averla per 3mila. Quando si sente dire di «no», sbotta: «Peccato! Mi è andata male».
Un altro atteggiamento, tutto italiano, è di non leggere mai il manuale d'istruzioni. A casa ciascuno si mette a sfrugugliare sull'oggetto acquistato, premendo i pulsanti per intuire a cosa servono, per poi tornare al negozio: «È più semplice se me lo spiega lei».
Nel libro anche alcuni consigli di cui tener conto: dalla convenienza ad acquistare macchine per foto all'estero, dove la tassazione è inferiore, agli impianti HI-FI per cui si deve considerare che comprandoli nei supermarket si risparmia ma non è compreso il montaggio da saper eseguire da sé. Sull'orario continuato per i negozi (una delle liberalizzazioni in attuazione) vale questa riflessione: «È una direttiva dei sindacati che con il trucchetto credono di aumentare i posti di lavoro!» (mentre obbligano i piccoli negozi a ritirarsi davanti alle catene commerciali). Leggendo s'impara, si ride su di noi come clienti e conosciamo «un venditore» dal carattere non proprio malleabile, ma con una sorpresa... affascinante! A fine dell'agile volumetto l'autore si presenta con l'elenco di ciò che ha fatto: libri e articoli pubblicati, 17 Mostre fotografiche dal 1956 al 2010, tra cui nel 2007 a Spotorno la personale «Sbarbaro e i licheni»; quindi i Convegni in cui è stato relatore, i Premi ricevuti, le trasmissioni per la Tv (sull'Africa, su Portobello di Enzo Tortora, ecc.). Poi, i suoi 61 «Ritratti di artisti» tra cui l'incisore Mimmo Guelfi, Emanuele Luzzati, Aurelio Caminati... Quindi, tra 34 giudizi-encomio espressi dagli artisti su di lui, ci fa sorridere quello di Luiso Sturla, con evidenza riguardante un ritratto: «Questa faccia non so a chi appartiene, forse a un mio diverso...». Perché i ritratti psicologici, le foto d'arte non sempre vanno in sintonia con ciò che crediamo di noi.
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