Massì, in fondo loro, gli esordienti, sono sempre stati i veri pericoli del Festival. Ma solo televisivamente, mica perché si giocavano la vittoria. Quando sale in scena un cantante sconosciuto, lo share tv si è sempre abbassato e perciò negli anni i cantanti giovani sono stati relegati a ore impossibili, lasciando spazio ai volti noti e di sicuro appeal. È anche per questo, per arginare la diaspora televisiva, che questanno le «Proposte» saranno affiancate da superbig immediatamente riconoscibili come Gino Paoli o Zucchero o Massimo Ranieri.
Ma cè di più.
Ciascuno degli esordienti di questa edizione non è stato scelto solo perché «giovane» ma perché ha un progetto che il big ha deciso di condividere e appoggiare. Per spiegarci meglio, un artista consacrato come Riccardo Cocciante non si metterebbe in gioco così massicciamente se non credesse davvero nella canzone di Filippo Perbellini, un cantante di cui tra laltro si dice benissimo. Quindi, forse più che in passato, in questo Festival di Sanremo cè unesigenza di qualità che il direttore artistico musicale Gianmarco Mazzi ha inseguito lavorando come un matto perché la scommessa è forte, cè la tagliola degli ascolti tv e si può vincere soltanto alzando il livello medio delle canzoni. Sarà per questo che questanno, forse più che mai, il vincitore finale del Festival di Sanremo potrebbe essere davvero per la prima volta un debuttante.
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