Questo che leggete oggi rappresenta il primo di una serie di articoli sul cinema a Genova, più precisamente sull'utilizzo della nostra città come location per set cinematografici. Le motivazioni per cui Genova è stata scelta come ambientazione per numerose produzioni audiovisive sono varie: dalle sue caratteristiche territoriali, a quelle socio-culturali che emergono nei diversi film, che hanno portato la Superba ad essere una cornice perfetta per le diverse pellicole. Partiamo da un film che ha un rapporto con Genova atipico rispetto a quelli che sembrano emergere come temi ricorrenti. Si tratta di The Pleasure Garden, non tutti sanno che anche il maestro del cinema Alfred Hitchcock venne a girare una pellicola a Genova, più precisamente la sua prima fatica in veste di regista (precedentemente partecipò a produzioni anche importanti ma con il ruolo di sceneggiatore); il soggetto è tratto da un romanzo di Oliver Sandys ed è stato girato integralmente durante l'anno 1925.
In quest'opera siamo di fronte ad una vera e propria sintesi di quelli che più avanti si consolideranno come stilemi registici dell'acclamato genio del cinema: un melodramma molto movimentato, in cui una storia fortemente drammatica viene contornata da numerose scene puramente umoristiche; inoltre, come sottolinea B. Krohn nel suo libro su Hitchcock, si può notare tra le primissime inquadrature una soggettiva attraverso il binocolo di uno spettatore teatrale che denota l'interesse spesso presente nel grande regista al punto di vista dello spettatore, assegnandogli sempre «il posto migliore per lo spettacolo».
Tornando alla rubrica: ho menzionato in precedenza il ruolo giocato dal rapporto produzione/ambientazione atipico rispetto ad altri film su cui mi soffermerò. Difatti la scelta della nostra città in questo caso sembra legata alla necessità scenografica di un porto da cui partisse una nave, oltre che alla vicinanza tra Monaco di Baviera (luogo in cui si girarono tutti gli interni) e Genova.
Questo si può desumere dal bassissimo numero di riprese necessarie e dalla situazione finanziaria molto critica in cui si trovava ai suoi primi lavori il maestro del cinema e la sua troupe; il regista stesso però nelle sue numerose interviste non lascia intuire altri particolari motivi.
In realtà dietro queste ragioni apparentemente utilitaristiche si nasconde una peculiarità della nostra città abbastanza singolare che riprenderò in maniera più amplia nei prossimi articoli: cinematograficamente Genova è a tutti gli effetti un porto, ossia un'ambientazione «di passaggio» apparentemente neutrale che però può ecletticamente rivelarsi adatta ad una diversificazione delle storie e dei personaggi raccontati in essa, anzi tramite essa.
Nel caso di «Il giardino del piacere» Genova ha espletato questa funzione sia da un punto di vista cinematografico sia soprattutto da un punto di vista puramente logistico. In ogni caso questo è un tema che senza dubbio ha bisogno di essere approfondito, e come vedremo nei prossimi film si tratta forse della caratteristica della nostra città più ricercata.
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