Partiamo dalle cose serissime. Dalla lettera di minacce arrivata ieri a Carlo Castellano, già colpito dalle Brigate Rosse nel 1977, durante gli anni di piombo. Qualcosa di talmente grave che non ha bisogno di ulteriori commenti, se non la totale solidarietà con il professore che martedì, prima di tutti, meglio di tutti, è stata firmata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «La mia solidarietà di fronte ai rigurgiti della peggiore stagione che l'Italia abbia vissuto».
Eppure, persino di fronte a un fatto simile, riusciamo a distinguerci. E, fra le centinaia di lanci di agenzie di stampa, fax ed e-mail che si sono ammonticchiati anche ieri sul mio tavolo, quelli di solidarietà con Carlo Castellano si contano sulle dita di una mano: subito, le rappresentanze sindacali Cgil, Cisl e Uil di Esaote, la sua impresa; Pino Rasero, suo socio in Genova Hi Tech e azionista di riferimento di Ght; il Dixet, il club di imprese che riunisce tutte le realtà dell'elettronica e delle tecnologie avanzate, di cui Castellano è presidente. Insomma, chi lo conosce e gli vuole bene solidarizza con lui. Così come, sul fronte politico, hanno firmato un comunicato congiunto solo il circolo dell'industria del Pd di Genova e il segretario del Partito democratico cittadino Giovanni Lunardon. E poi mi ci metto io, anche a nome di tutta la famiglia del Giornale.
Stop, fine. Nemmeno una parola su carta intestata dalle istituzioni che, solitamente, non lesinano commenti, nemmeno su situazioni e persone lontane anni luce dalla nostra città e dalla nostra regione. Ma è possibile? Ma è normale? Ma è giusto? Ma dove siamo? A me pare tutto surreale e, se possibile, rafforza quello che ho scritto qualche settimana fa: Castellano è l'uomo giusto per puntare alla presidenza di Confindustria Genova e sarebbe bello se il mondo delle imprese rispondesse alle lettere deliranti e alle minacce terroristiche stringendosi attorno a uno dei più coraggiosi e forti - anche dialetticamente, anche quando non siamo d'accordo - dei suoi uomini.
Fine delle cose serie. Non si può infatti catalogare in questa categoria la scelta dell'Università di non portare Ingegneria ad Erzelli. E lo dico comprendendo del tutto le motivazioni che hanno portato il rettore, (...)
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