«Io dico: attenzione a non ricadere negli errori di politica industriale fatti a Genova negli anni Novanta! Ma vedo che la tendenza, nei discorsi programmatici di qualche candidato sindaco attratto (o addirittura prigioniero) dellideologia di sinistra, va nel senso opposto. Cioè, nel senso della ricaduta in schemi economici sbagliati». Parla da «uno che ne ha viste tante», Roberto Cifarelli, nel suo percorso manageriale svolto prevalentemente in Italimpianti «dove sono stato discriminato dalla sinistra, finendo tra gli esuberi solo per le mie idee politiche. Mentre tutti quelli che erano di provenienza comunista o post comunista sono stati trattati molto meglio con le passatoie rosse e non dico un colore a caso». E ora che si «mette in gioco, come candidato del Pdl-Vinai sindaco al Comune», vede analogie fin troppo evidenti con la politica di quasi due decenni fa «che ha portato al ridimensionamento del ruolo di Genova nel panorama industriale italiano».
Spiega Cifarelli, 58 anni, sampierdarenese, laureato in Ingegneria, già capogruppo Pdl nel Municipio Centro Ovest dal 2007 al 2012: «In quello che sta succedendo oggi, rivedo lo smantellamento dellIri di quegli anni, loperazione che ha portato a inserire aziende decotte in Italimpianti, responsabili della sua decadenza, e vedo la regalia delle società del parastato ai privati. Basta considerare - aggiunge il manager - i casi attuali di Selex-Elsag, Ansaldo Energia, Finmeccanica in generale. Di questo passo, Genova si ritroverà senza niente. Dobbiamo metterci una diga, frenare linvoluzione e creare le condizioni per la ripresa e lo sviluppo».
Le proposte: «La Gronda, sicuramente da farsi, magari aggiustando il tracciato; il Terzo Valico; la viabilità tra lungomare Canepa e la Valpolcevera. Ma lelemento più delicato per la mobilità - avverte Cifarelli - rimane sempre la ristrutturazione di Amt. Occorre trovare un equilibrio tra lesigenza di un servizio urbano in una città tortuosa come la nostra, con unurbanistica da Medio Evo, e il costo-deficit che il bilancio comunale può sostenere». Insomma: ci vuole «una profonda riflessione sulle effettive esigenze di mobilità». Non basta. «Dobbiamo definire una politica industriale e perseguirla nel medio termine, al di là dei puri conti economici. Nellimmediato, bisogna stabilire un rapporto meno burocratico, più snello e meritocratico tra il mondo dellUniversità e quello delle imprese, ad esempio Itt, Erzelli, ma non solo».
Infine la portualità, «per Genova un elemento storico inalienabile. Purtroppo la mentalità da bottega, propria in particolare della sinistra, non aiuta ad uscire dalla piccola dimensione, poiché oggi è proprio sulle dimensioni delle infrastrutture portuali che si gioca il futuro. La specializzazione e la rapidità nel movimentare le merci alla destinazione finale, incluse le operazioni doganali e tutti gli altri servizi collegati - conclude Cifarelli -, sono sempre più determinanti.
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