Liguria Moderata come i Radicali: doppia tessera e salto triplo

di Ferruccio Repetti

La diaspora di «Liguria Moderata»? «Siamo un movimento liberale...» sospira uno dei fondatori, Massimo Pernigotti, ex consigliere provinciale della Lista Biasotti. Ma poi aggiunge, nero su bianco, un bel po' di considerazioni, condite di sale, pepe e peperoncino, nei confronti degli amici di schieramento. Alcuni dei quali - ne abbiamo scritto diffusamente ieri su queste pagine - hanno scelto di sparpagliarsi, chi promuovendo la Scelta Civica di Mario Monti (Enrico Cimaschi e Andrea Cevasco, tanto per non far nomi), chi tornando a frequentare la casa-madre Pdl (Andrea Cambiaso), chi restando incantato dall'aplomb fin troppo aristocratico di Oscar Giannino e del suo «Fare per fermare il declino» (come è il caso di Alberto Clavarino). Tutto questo mentre Giuseppe Occhiuto si dedicava a sponsorizzare la candidatura al Parlamento di «un certo» Pierluigi Vinai, che il Popolo della libertà e la Chiesa della montianità sembrano improvvisamente emarginare.
Troppo, forse, per «un movimento - così si era dichiarato alle origini - nuovo, nato per iniziativa di alcuni simpatizzanti del centrodestra in cerca di un'esperienza civica smarcata dai partiti tradizionali». Ora, però, a smarcarsi sono i padri fondatori. E questo, agli altri, risulta un po indigesto.

«Leggo che alcuni fondatori di Liguria moderata, compreso il presidente, si sono amichevolmente frantumati - chiosa Pernigotti -. E se da un lato ciò dimostra il senso liberale del movimento stesso a cui ancora oggi appartengo, dall'altra verifico che le soluzioni personali intraprese, tutte legittime, sono ad oggi (...)

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