Master in turismo culturale per rilanciare le Riviere

Master in turismo culturale per rilanciare le Riviere

«Il passato deve servirci per capire il presente e preparare il futuro, non certo per guardare a ciò che siamo stati con rimpianti che paralizzano». Con queste parole il sindaco di Santa Margherita, Roberto De Marchi, traccia la rotta per il rilancio turistico della città e dà il via alla prima edizione del Master in «Turismo culturale per lo sviluppo dei territori» a cura della Fondazione Edoardo Garrone, in collaborazione con l'Università di Genova e il Comune di Santa Margherita. Contornati dagli stucchi di Villa Durazzo, i 20 studenti selezionati tra gli oltre 160 candidati hanno preso contatto con il percorso formativo che fino al 25 maggio li vedrà impegnati in 300 ore di studio tra lezioni, laboratorio per la creazione d'impresa nel settore turistico-culturale, stesura del progetto di idea imprenditoriale e studio individuale. I ragazzi, 13 donne e 7 uomini, di età compresa tra i 22 e i 34 anni, provengono da tutta Italia: dalla Lombardia, la più rappresentata con quattro iscritti, alla Campania presente con uno studente; tre i liguri. «La selezione è stata molto dura - racconta il direttore del corso Gian Marco Ugolini -. Eccetto un ragazzo, che ha dovuto rinunciare per motivi personali, nessuno ha lasciato il proprio posto a dimostrazione di quanto il corso fosse ambito». Il Master, totalmente gratuito così come il servizio foresteria messo a disposizione dal Comune, vivrà un epilogo di prestigio durante il Premio Internazionale per l'Economia «Gozzo d’Argento», a Santa Margherita nel mese di settembre: in quell’occasione verrà consegnato ad un allievo del corso il premio «Edoardo Garrone», un contributo di 5mila euro per il miglior progetto realizzato. Ma intanto i primi spunti di riflessione arrivano dalla «lectio magistralis» di Alessandro Amadori, sociologo e membro del comitato scientifico della Fondazione Garrone, il cui segretario Paolo Corradi ha fortemente voluto l’iniziativa.
I numeri snocciolati sul turismo culturale mostrano come questa sia una risorsa da sfruttare per rilanciare il Paese: «Basti pensare - afferma Amadori - che il settore turistico pesa un sesto del Pil nazionale, ovvero circa 300 miliardi di euro, e il turismo culturale vale un quarto del comparto turistico, quindi circa 75 miliardi di euro. Una dimensione economica - osserva - pari a quella del gruppo Fiat. Inoltre - aggiunge - un turista culturale spende in media dal 30 al 50 per cento in più di un normale turista. Ecco perché conviene ed è strategico puntare sul turismo culturale». La realtà, però, dice che se si parla di cultura l'Italia è indietro rispetto ad altre nazioni europee. Almeno in termini di investimenti: «Il nostro Paese spende due miliardi di euro l'anno per la cultura; Spagna e Regno Unito, invece, ne stanziano 5, mentre Francia e Germania arrivano a 8 miliardi di euro l'anno».

Ecco perché, secondo Amadori, l'Italia deve recuperare la consapevolezza genetica di essere una delle culle mondiali della cultura: «Chi oggi compra turismo culturale lo fa con un approccio neo-romantico, con il desiderio di un'esperienza, di un arricchimento mentale in senso olistico volto alla ricerca dell'autenticità».

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