Proseguiamo il nostro viaggio attraverso le pellicole che hanno trovato a Genova perfetta dimora per le proprie storie. Oggi tratterò un film che, a differenza di altri, non solo è stato ambientato nella nostra città ma possiede anche una sceneggiatura che non può prescindere da alcune sue peculiarità urbane. Si tratta di «Genova - un luogo per ricominciare», diretto da Michael Winterbottom; per problemi di produzione uscì nelle sale solamente nell'ottobre del 2009, due anni dopo il completamento delle riprese. Ci racconta la vicenda straziante di una famiglia, composta dai genitori e dalle loro due figlie, che improvvisamente viene distrutta dalla perdita della madre in un incidente d'auto; tutta la narrazione è incentrata sui tentativi del padre (professore universitario interpretato da Colin Firth) e delle sue due figlie di evadere dal dolore del lutto trasferendosi da Chicago a Genova.
Appena la famiglia mutilata si stabilisce nella sua nuova casa il film inizia a evidenziare specifiche caratteristiche della città. Ad esempio, il signore anziano con cui firmano il contratto d'affitto ricorda svariate volte quanto fosse affettivamente attaccato a quell'abitazione e quanto gli dispiacesse vederla occupata da altri; in questo modo la pellicola sembra voler denotare un forte attaccamento degli abitanti di Genova alla propria città, intesa non generalmente come il luogo dove risiedono ma concretamente come l'insieme delle abitazioni dei genovesi. Successivamente, un'amica del padre che funge da guida turistica improvvisata evidenzia ulteriori intenzioni registiche. Nel suo modo di presentare il posto essa mette costantemente in risalto la rilevanza storica della città: la descrive come quello che fu il porto più grande d'Italia, come la città dei banchieri per la sua nota importanza nella creazione del moderno concetto di banca, come il luogo che ospitò personaggi storicamente famosi da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Inoltre ricorda i motivi per cui la città viene chiamata la Superba, così come puntualizza la derivazione della bandiera inglese dalla croce di San Giorgio (il padre infatti asserisce erroneamente: «con tutte queste bandiere inglesi mi sembra di essere tornato a casa»). Dunque il primo sguardo che ci viene proposto ha sicuramente portata storica, la quale durante la proiezione viene successivamente accostata e forse connessa con la pluriculturalità che caratterizza soprattutto la zona di Porto Antico. In una scena in cui le due figlie si perdono nei vicoli, è possibile udire distintamente una musica orientale di sottofondo; in un altro dei loro smarrimenti, invece, la telecamera in ripresa soggettiva «sbircia» dentro un palazzo nel quale si sta effettuando il momento di preghiera musulmano. Inoltre, la presenza di passanti dalle caratteristiche somatiche non europee è fin troppo abbondante. Questa visione di Genova come «melting pot» di diverse etnie è stato un punto fermo di tutte le produzioni esaminate finora in questa rubrica, anche se l'opera che senza dubbio ricorda maggiormente questo tema è rappresentata da «Le Mura di Malapaga».
Concentrandoci più precisamente sull'utilizzo della Superba all'interno della vicenda personale narrata, il primo aspetto che si può notare è la netta differenziazione tra i due scenari maggiormente ripresi durante la produzione, ossia i vicoli sporchi e maleodoranti in contrasto con i panorami marini e le spiagge (di Moneglia e San Fruttuoso). Non è nelle intenzioni della pellicola mostrarci una Genova «da cartolina». Questo rigido binomio persiste durante la narrazione, poiché è finalizzato alla creazione di una sorta di simbiosi tra lo stato psicologico dei personaggi e il mondo esterno in cui vivono. Da questo punto di vista è molto eloquente la scelta, all'interno del centro storico, di inquadrare molto spesso le impalcature dei palazzi sullo sfondo dei personaggi; queste simboleggiano il processo interiore di ricostruzione che i tre membri della famiglia devono intraprendere all'interno di un territorio sconosciuto («la mappa non ci aiuta»), degradato, pericoloso e ostile (frequentemente vengono evidenziati atteggiamenti aggressivi da parte di residenti dei vicoli).
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