E poi dicono che c'è solo un ligure in Parlamento tra le file del Pdl. Nessuno al Senato. Invece Lucio Barani, «ligure apuano» come ama definirsi lui, c'è. Nazi, di seggi ne ha addirittura due, conquistati in Campania e in Lombardia, e dovrà scegliere quale occupare. Comunque lontano dalla sua Lunigiana.
Barani, ma lo sa che ha vinto più lei che tutti i candidati liguri messi assieme?
«Cosa vuole? Dopo 800 anni si è dimesso un Sommo Pontefice. 800 anni fa il sommo Poeta è andato in esilio. Vorrà dire che sono il Sommo Politico. Anch'io in esilio».
Modestia a parte, resta il fatto che anche lei era una paracadutato. Chissà come erano felici in Campania e in Lombardia di averla in lista?
«In Campania ero praticamente a casa. Sono segretario nazionale di un glorioso partito come il Nuovo Psi. E il nuovo Psi in Campania, oltre a esprimere il governatore Caldoro, ha anche il 6 per cento dei voti. Ha la più alta percentuale d'Italia».
In Lombardia no.
«In Lombardia sono stato il valore aggiunto. Ero capogruppo alla Camera nella commissione Affari Sociali e membro della commissione sugli sprechi sanitari, relatore del decreto Balduzzi che ho provveduto a modificare almeno per il 70 per cento. Conosco benissimo quegli argomenti. E la Lombardia ha uno dei migliori sistemi sanitari a livello mondiale. Medici, paramedici, dirigenti, tecnici avevano bisogno di qualcuno che parlasse la loro lingua e conoscesse i loro problemi».
Allora se le cerca... In Campania di che parlava?
«Di tutto. Ho fatto incontri con migliaia di persone. Sindaci, eletti, amministratori, persone comuni, socialisti e non... C'erano più garofani lì che in una serra. E incontravo anche gruppi di preghiera, che mi conoscevano già».
Adesso facciamo pure san Lucio da Aulla? Un laico come lei?
«Da sindaco di Aulla ho disposto le ricerche della salma di San Caprasio, che la tradizione voleva essere stata sepolta nel V secolo dalle nostre parti. L'abbiamo trovata e recuperata. San Caprasio è stato poi scelto come protettore della via Francigena».
Mi arrendo. Più che un paracadutato...
«A proposito di paracadutati, diciamola tutta. Mica mi hanno dato un posto sicuro, di quelli con la certezza dell'elezione. In Lombardia ero 16° e ne uscivano 16 solo in caso di vittoria. In Campania ero 9° e senza vittoria non venivo eletto. Dovevo portare voti per farcela e ce l'ho fatta. Più che un paracadutato, mi sento un esiliato. Dalla mia Toscana e dalla mia Liguria. Certo se se altri miei colleghi alla Camera e al Senato avessero raccolto gli stessi voti miei in altre regioni saremmo qui a parlare di altre cose».
Tra queste regioni c'è la Liguria. Vuole mica mandare a dire qualcosa ai suoi colleghi liguri candidati?
«Non a loro, ma ai cittadini. Stiano tranquilli che sarò un parlamentare ligure, sempre pronto ad ascoltare i loro problemi e a cercare di risolverli in Parlamento, sperando che questa legislatura duri abbastanza per fare qualcosa. Mi sento il Dna ligure».
Vabbé, ai toscani dirà la stessa cosa?
«Mi sento molto poco toscano e molto ligure. Noi quando andiamo in Maremma diciamo che andiamo in Toscana. Anche storicamente Aulla era sotto Genova, la tradizione di ha sempre visti vicini alla Spezia...».
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