di Ferruccio Repetti
Prima considerazione, doverosa e clamorosa: è stato un successo. Enorme, senza precedenti, da record assoluto. Un successo, innanzi tutto, dei lettori del Giornale. Che hanno compilato e fatto arrivare in redazione 68.709 tagliandi, tutti in originale ritagliato dalle nostre pagine, per indicare quello che, a loro insindacabile giudizio, era il candidato preferito (e migliore) a rappresentare la Liguria nel prossimo Parlamento. Li hanno fatti arrivare, i voti, con tutti i mezzi: via posta prioritaria e raccomandata, ma anche portandoli di persona, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno, anche di domenica.
Seconda considerazione, altrettanto doverosa: è stato un successo anche per i protagonisti, i votati. Tutti indistintamente accomunati dalla disponibilità a «mettersi in gioco» in questo che abbiamo sempre definito un «gioco-sondaggio», ma che si è configurato, via via che si definiva la graduatoria, come una sorta di «primarie ufficiose» dello schieramento di centrodestra, di cui i partiti ufficiali hanno dovuto, in qualche modo, tener conto.
E pensare che, appena lanciato, il test, alla «ripresa dei lavori» - non da parte nostra, ma dei politici... - dopo la pausa estiva, la partenza era parsa un po' in sordina, come se i nostri affezionati lettori, il «popolo del Giornale di Genova», anche loro insomma, fossero rimasti contagiati dal vento dell'antipolitica, dalla disaffezione nei confronti dei loro rappresentanti, passati, presenti e futuri, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Ma la partenza-soft era destinata ad essere capovolta in un amen, a rivelarsi solo un'impressione, un necessario e sufficiente rodaggio: in pochi giorni i tagliandi hanno preso ad arrivare a valanga. Prima a decine, poi a centinaia, infine a migliaia nell'arco di una sola giornata. Tanto da sfondare, ben presto, le quantità, che parevano insuperabili, di tagliandi relativi ai precedenti sondaggi del Giornale: per il Comune, la Provincia, i Municipi. Che pure avevano ottenuto significativi, entusiastici riscontri.
Merito primario, occorre riconoscerlo, dei sostenitori di un «certo» Fausto Benvenuto, amatissimo consigliere comunale del Pdl di Savona. Su di lui, non proprio un Carneade, ma quasi, si è riversata, progressivamente, la passione dei fan, letteralmente «a pacchi». Tanto che, ben presto, quello che agli scettici pareva un fuocherello, se non un fuoco di paglia, e comunque non tale da impensierire i grossi calibri della politica locale e nazionale, si è trasformato in un vasto incendio alimentato a colpi di tagliandi. O, se si preferisce la similitudine, il consenso per Benvenuto è cambiato da ruscello a fiume in piena, fra l'altro accompagnato da moltissimi commenti, sollecitazioni, incoraggiamenti all'indirizzo del votato. Il quale, dal canto suo, faceva sempre più parlare di sé non solo per i suoi interventi nell'aula consiliare savonese, caratterizzati da commendevole passione per la Storia e profondo impegno per la cultura amministrativa, ma anche per la presa di distanza, in tempi non sospetti, dall'«egemonia» dell'onorevole Claudio Scajola nel partito del Popolo della libertà in Liguria. Nello stesso tempo, però, Benvenuto confermava, nero su bianco, proprio sul nostro Giornale, la sua assoluta fedeltà al Pdl al di là della normale ed anzi più che opportuna dialettica costruttiva interna.
Grazie, dunque, anche all'investitura popolare che l'ha proiettato ben presto e l'ha mantenuto al vertice della classifica del nostro gioco-sondaggio, Benvenuto ha ottenuto la gratificazione dell'inserimento nella lista del Pdl per la Camera. Altri «votatissimi», invece - a questo punto è opportuno sottolinearlo -, non hanno ottenuto il medesimo risultato in termini di inserimento in lista da parte del partito. Come lo spezzino Luigi Morgillo, vicepresidente Pdl dell'assemblea legislativa regionale, «eterno secondo» nel senso di essere stato per mesi il costante e mai domo inseguitore di Benvenuto. O come il «terzo incomodo», il senatore uscente Luigi Grillo, presidente della Commissione Trasporti e Comunicazioni di Palazzo Madama, esperto di infrastrutture e credito, e come tale investito da pochi giorni da Silvio Berlusconi dell'incarico di responsabile della Consulta nazionale Infrastrutture e Lavori Pubblici. Per non dire di Gianni Plinio, vicecoordinatore metropolitano del Pdl, che ha raggiunto il quarto posto della graduatoria finale a un soffio dai 5mila consensi. Per finire a parlare di Matteo Rosso, consigliere regionale Pdl, classificato a poche lunghezze da Plinio, e anch'egli «non pervenuto» nella scelta delle candidature.
Per trovare invece un candidato riconosciuto come tale sia dai lettori, sia dal partito - ma, a differenza di Benvenuto, con buone chance di ottenere il seggio -, bisogna scendere al sesto posto della classifica, dove troviamo Roberto Cassinelli, deputato uscente, recordman di presenze in Parlamento nel corso della passata legislatura, inserito al terzo posto nella lista per il Senato dietro Silvio Berlusconi e Augusto Minzolini. A proposito di Berlusconi: il leader del Polo della libertà ha galvanizzato indubbiamente anche i lettori con la sua travolgente «ridiscesa in campo» (e a tutto campo), ed è stato votato in massa soprattutto dopo la carica straordinaria impressa alla campagna elettorale.
Ma solo evidenti e stringenti ragioni di spazio possono impedirci di citare tutti gli altri veri, autentici protagonisti del nostro gioco-sondaggio, che comunque trovate scorrendo la classifica definitiva pubblicata qui accanto. Tutti, indistintamente, ripeto, anche quelli che hanno ottenuto poche decine di voti o perfino un solo voto, rappresentano la palese dimostrazione della volontà di partecipazione del «popolo del Giornale» alla «cosa pubblica».
Altro che anti-politica! Se fosse solo questo - ma, come si è visto, non è solo questo - il bilancio del gioco-sondaggio dei tagliandi, ebbene, voi lettori avete dimostrato che la voglia di buona politica e autentica democrazia è, soprattutto per voi, concreta e irreversibile, nonostante tutto. Come poetava Gaber, insomma: «La libertà non è star sopra un albero, / non è neanche il volo di un moscone, / la libertà non è uno spazio libero, / libertà è partecipazione».
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