Georgia e Russia ai ferri corti sul Caucaso del sud

da Tbilisi

Ribolle il Caucaso del sud, dove non accenna a rientrare la crisi tra la Georgia e le due repubbliche separatiste e filorusse di Abkhazia e Ossezia meridionale. Dopo la visita ieri a Tbilisi del segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, che ha chiesto la fine delle violenze nelle due province, rischiano di intensificarsi gli scontri che vanno avanti da inizio luglio. La posizione degli Stati Uniti, che appoggiano la Georgia, «porterà a ulteriori tensioni» ha detto il presidente dell’Ossezia del sud, Eduard Kokoity.
Due giorni fa in Abkhazia ci sono stati scontri a fuoco in cui sono morti cinque tra militari georgiani e appartenenti alle forze della provincia separatista. I cieli dell’Ossezia del sud, invece, continuano ad essere solcati dall’aviazione russa, che vuole prevenire un attacco georgiano.
Lo scontro si consuma anche sul campo diplomatico. Tbilisi ha richiamato l’ambasciatore in Russia «per consultazioni» sulla crisi delle due repubbliche. A darne notizia è stato il ministro degli Esteri, denunciando che il Cremlino «ha commesso un atto di aggressione contro la Georgia».


Le due regioni separatiste, ufficialmente non riconosciute, si sono staccate da Tbilisi durante le guerre degli anni ’90 e la Russia vi ha inviato dei peacekeeper e ha fornito aiuti morali e finanziari ai ribelli. Dal canto suo il presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che vuole portare la Georgia nella Nato e nell'Ue, considera la loro reintegrazione territoriale una priorità.

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