La Germania diventata museo

Com'è stata la vita quotidiana nei quarant'anni della Repubblica Democratica Tedesca, costituitasi il 7 ottobre 1949? Offre riposte, soprattutto riflessioni, la mostra «Dittatura di partito e vita quotidiana nella Ddr», allestita a Nervi (fino al 29 marzo 2009). È stata organizzata dalla Wolfsoniana-Fondazione Regionale Cristoforo Colombo con il patrocinio del consolato generale della Repubblica Federale di Germania, in collaborazione con la Regione Liguria e il Goethe Institut Genua. Vengono presentati cimeli e oggetti d'uso, dagli elettrodomestici ai mobili, dai vestiti alle opere d'arte, grafica e pubblicità, tutti provenienti dalle collezioni del Deutsches Historisches Museum di Berlino. All'inaugurazione Hans Ottomeyer, direttore generale del Museo ha ricordato quando nel 1990, poco dopo la caduta del Muro (9 novembre 1989), iniziò la raccolta dei reperti con lo slogan «La Ddr appartiene a un museo»: «Erano i cittadini a portare oggetti che ritenevano rappresentativi del loro vivere, ma anche le bandiere dei manifestanti, deposte a terra, entrarono al Museo».
Il Muro era stato edificato il 13 agosto 1961 per bloccare le fughe sempre più frequenti verso la Repubblica Federale Tedesca: dal 1949 erano fuggiti 2,7 milioni di persone, il 15% dell'intera popolazione. Durante il regime la vita quotidiana dei cittadini, inquadrata fin dall'infanzia nelle organizzazioni scolastiche, era sottoposta al controllo della Stasi, la polizia segreta del Ministero della Sicurezza. Questa vita è illustrata dallo stemma in metallo che restò sul Municipio fino al '90 e porta «un martello, un compasso e spighe di grano»; è illustrata dalle statue in bronzo che rappresentano la nuova gioventù, dai manifesti della cerimonia della «consacrazione» che avveniva sui 16/17 anni, da quelli a favore del servizio militare; ai riservisti (quando il servizio era finito) veniva regalato un bellissimo foulard, esposto in mostra come pure il manifesto dei bambini festanti che sarebbero diventati «il Partito».
Dei padri rivoluzionari tanti i busti in mostra: di Marx, Engels, Lenin, Stalin, Rosa Luxemburg e di Honecker, presidente del consiglio di Stato. D'interesse anche le aperture verso la cultura occidentale e forme di avanguardia.

Il concerto del cantautore Wolf Biermann, nel 1976 a Colonia, gli costò l'estradizione, sorte che investì anche Sarah Kirsch, firmataria di una lettera a suo favore, e Roger Melis, espulso dall'associazione degli scrittori. La riflessione è anche su cosa significò la caduta del Muro: il comunismo cadde in modo inatteso per le sue interne contraddizioni.

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