Grazie agli italiani anche a Herat ci sarà il 118

HeratGli attentati terroristici di marca talebana non fermano i progetti di ricostruzione dell’Afghanistan portati avanti dall’Italia. Ad Herat sta per partire l’istituzione di un centro di emergenza pubblica, da noi comunemente chiamato 118 e che qui sarà possibile contattare telefonando gratuitamente al numero 102, ventiquattr’ore al giorno. Un’iniziativa unica ed indispensabile nel suo genere per la terza città dell’Afghanistan, con oltre 300 mila abitanti che raggiungono i 2,5 milioni in tutta la provincia. «Un deciso passo avanti verso il futuro – dice a Il Giornale il dottor Arif Oryakhail coordinatore sanitario della Cooperazione italiana ad Herat – se si pensa che oggi un cittadino che deve essere ricoverato in ospedale deve prendere un taxi o farsi accompagnare da un familiare in auto. Anche una donna che deve partorire non può chiedere il trasporto in ambulanza ma deve provvedere da sé. Le uniche autolettighe disponibili funzionano solo all’interno degli ospedali e intervengono in città solo in caso di gravi incidenti su disposizione delle autorità».
Incontriamo il dottor Oryakhail ed altri funzionari della Cooperazione Italiana all’interno della base militare italiana di Camp Arena qui ad Herat, dove sono stati temporaneamente «spostati» per motivi di sicurezza dopo l’attentato del 30 maggio alla sede del Prt, «Provincial Recostruction Team» del Comando Nato, dove sono rimasti feriti cinque militari italiani. «Ora le cose cambieranno in meglio per la gente – dice Oryakhail - tra breve sarà posta la prima pietra di un edificio, all’interno dell’ospedale regionale di Herat. Ospiterà la sala operativa del nuovo servizio 102 con sette linee telefoniche, che disporrà di cinque nuove ambulanze per le emergenze». Sulle fiancate dei veicoli ci sarà la scritta, in lingua dari «Herat Ambulanza Servizio Gratuito 24 ore», così la popolazione imparerà a conoscere questa nuova opportunità al servizio della città. Sul davanti e sul retro, naturalmente, la scritta «Ambulance» in inglese e dari. Il personale sarà composto da cinquantina di persone, tra cui 5 medici, 8 infermieri, 5 autisti per i quali si stanno preparando corsi di formazione. Il progetto, che partirà nel 2012, è già stato approvato dal ministero della Sanità afghano. Avrà un costo di 800 mila euro messi a disposizione dall’Italia. Di questi, 250 mila li pagherà il Prt militare per la costruzione della centrale operativa. Gli altri verranno assicurati dal Ministero degli Affari esteri italiano per l’acquisto delle 5 ambulanze, le dotazioni di bordo, come radio e antenne, attrezzature sanitarie e formazione del personale.
«Sarà un progetto pilota non solo per la città di Herat – dice il dottor Alberto Bortolan direttore dell’Ufficio della Cooperazione italiana a Kabul – ma anche per tutta la provincia. Se tutto andrà bene l’obiettivo è di aprire almeno altri quattro centrali di emergenza in zone diverse dell’area metropolitana di Herat».

Non solo ma «il ministero della sanità afghano – conclude – ha intenzione di verificare il nuovo modello di emergenza che stiamo avviando ad Herat, per estenderlo a tutte le provincie del Paese. Ancora una volta il Sistema Italia fa da battistrada».
sandro.addario@gmail.com

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