La guerra del tenente Elena contro tutti i nemici del bello

Ha combattuto in Afghanistan per recuperare i tesori della Firenze d’Oriente. Ed è solo l’inizio

Perché si spara all’arte?
«Perché rappresenta la storia di un popolo, le sue radici, i suoi valori più antichi».
E perché la si uccide?
«Il nuovo conquistatore distrugge sempre ciò che ha costruito il suo predecessore per affermare la propria supremazia».
L'arte è più rispettata nei Paesi ricchi o poveri?
«Nei Paesi istruiti...».
Nei paesi liberi o sotto dittatura?
«A volte anche le dittature sanno proteggere la cultura».
Peggio i ladri, i vandali, le bombe o gli ignoranti?
«Gli ignoranti. Meglio rubare un oggetto per fame o avidità che distruggerlo per sempre».
Perché rischiare la vita per salvare l'arte?
«Perché l’arte mi fa sentire viva, perché sento che sto facendo qualcosa per il prossimo. Perché quando parlo di arte mi si illuminano gli occhi...»
Chi c’è in prima linea a combattere per l’arte?
«Gli italiani. La Fortezza di Herat, il minareto di Jam, il museo di Bagdad. Recupero e restauri sono merito nostro».
Essere italiana aiuta?
«Gli italiani hanno una storia radicata, una sensibilità affinata nei secoli che li porta a stupirsi. E istintivamente a proteggere la cultura».
Il capolavoro che l'ha lasciata a bocca aperta?
«I minareti di Herat, con i suoi mosaici azzurri, in particolare il quarto che pende quanto la torre di Pisa ma che a breve, se non si interviene, crollerà».
Che cosa non ha prezzo?
«Il libero arbitrio e la storia; la creatività che si libera in un’opera d'arte e le idee che rivoluzionano la storia».
La cosa peggiore che le è capitato di vedere.
«Al museo di Kabul c’era un'ala dove ogni stanza era pavimentata da pezzi di pietra che altro non erano che parti di bellissimi Budda anche del III secolo a.C.: braccia, teste, corpi, un puzzle di pezzi di una storia antichissima. Mi sono venute le lacrime agli occhi...».
Il pezzo più pregiato andato perso per sempre?
«Tante, troppe cose, ognuna con la propria importanza, distrutte da una violenza cieca inaudita».
Quanti tesori sono andati perduti?
«Moltissimi, ma quelli rubati almeno sono salvi, esistono ancora. In qualche collezione privata, in Arabia, in Svizzera, in Giappone o negli Stati Uniti ma almeno sono vivi. Anche se...».
Anche se?
«Per non andare molto lontano, non dimentichiamoci che in Italia nei depositi e nei sotterranei di molti musei ci sono tesori di altissimo valore che stanno morendo, marcendo, in un degrado assoluto senza alcuna attenzione».
Gli afghani che cosa fanno per salvare i propri tesori?
«L'Aga Khan Foundation ha ideato un piano di recupero del patrimonio artistico culturale di Kabul ed Herat dando lavoro alla popolazione e insegnando loro le antiche tecniche di costruzione usate nel 1500 e ormai dimenticate in tutti questi trent'anni di guerra».
C'è un'artista sconosciuto che ha scoperto in Afghanistan?
«La fame e le guerre li hanno soffocati. Ma quelli del passato hanno prodotto talmente tanto che la loro gloria vincerà anche tutti questi anni di guerra».
Quante vale il tesoro di Herat?
«Non esiste un tesoro, se mai è esistito l'hanno portato via anni fa...».
La morale del suo libro?
«Che l'essere umano così come è capace di distruggere tutto ciecamente tanto sa emozionarsi di fronte all'arte».


La perfezione esiste?
«Ognuno ha la propria idea di perfezione. Per me esiste».
L'arte deve essere rivoluzionaria?
«Certo. Nella vita bisogna osare, cercare la propria idea di arte e perseguirla».
Ma il passato che futuro ha?
«Dipende da noi, oggi».

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