Il Teatro Carlo Felice è un bene prezioso (non solo per Genova) che va salvaguardato. I genovesi, e non solo loro, non hanno forse capito il recente atteggiamento dei lavoratori del Teatro che hanno rifiutato, crediamo con sofferenza, la proposta di moratoria sino alla fine dell'anno avanzata dall'intero Consiglio comunale di Genova.
Nella convinzione che in questa complicata partita ognuno debba giocare il proprio ruolo senza invasioni di campo, riteniamo però che la politica abbia il dovere di comprendere il significato di quanto sta avvenendo pericolosamente a Genova.
Intanto bisogna chiedersi perché duecentocinquanta lavoratori, sia pur atipici come quelli del Teatro, siano così compatti nel voler continuare lo stato di agitazione. Forse sono stati colpiti da un pericoloso virus? Sono impazziti tutti? Chi come noi ama il Teatro si trova ad un bivio: o condanna senza appello questi lavoratori come irresponsabili e privilegiati oppure tenta di capire le loro ragioni e anche i loro possibili errori. Ciò che conta è che si giunga alla fine di questa estenuante vertenza.
In ogni trattativa è necessario comprendere il disagio della controparte.
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