I baby kamikaze armati dal fanatismo dei padri

La notizia è stata già commentata dal nostro quotidiano, ma forse non dispiacerà una chiosa da parte di chi ha fatto il pedagogo per vent’anni e si interessa soprattutto di bambini.
Chi di noi, a cinque o sei anni d’età, non ha giocato a fare la guerra? Quello di sopraffare qualcuno sembra un bisogno primario, come mangiare, bere, andare in bagno. Forse è un’informazione genetica trasmessaci da Caino. Per fortuna esiste l’immaginazione, per cui un bambino si accontenta di fare «bang» con una pistola ad acqua e non pretende dalla Natura che sgorghi sangue dal petto del fratellino o dell’amico.
Eppure, nei secoli, i bambini hanno impugnato vere armi, per quanto sia raccapricciante. È possibile che già nel mondo greco e romano fossero utilizzati per azioni di guerra. Nel 1212 migliaia di adolescenti lasciarono i loro villaggi di Francia e Germania per dar vita alla cosiddetta «Crociata dei bambini». Ragazzi che intendevano raggiungere la Terrasanta, per liberare quei luoghi dagli infedeli, e che in Terrasanta non giunsero mai. Furono stuprati o venduti come schiavi. Oggi sono circa 300mila i bambini che combattono nelle varie guerre del mondo.
Ma mentre i fanciulli di quella folle crociata erano «attratti da una forza irresistibile» (così narrano le cronache del tempo) e pare che uno dei capi, Stefano, avesse avuto una visione che gli ordinava di marciare verso Gerusalemme, i bambini del Duemila sono armati spesso contro la loro volontà, oppure fatti oggetto di lavaggi del cervello, per cui «Un bambino che ha avuto una giusta educazione nella fede, non può non amare il martirio, anzi cercarlo» (sheikh Mohammad Nassar). Esistono scuole per aspiranti kamikaze, dalle quali nessuno si assenta. Quando qualcuno lo fa, è per andare a farsi saltare in aria.
Ma ecco che non tutti ci stanno. I talebani dell’Afghanistan volevano fare di Juma Gal un martire inconsapevole. Ma Juma, nonostante la tenera età (6 anni), è uno «scetàto» (sveglio), e sentite come è finita. Gli hanno fatto indossare un corpetto esplosivo, spingendolo ad avvicinarsi ad una pattuglia di soldati americani, e poi premere un bottone. «E perché?» ha domandato il bambino. «Perché usciranno dei fiori». Juma, che forse non crede più alla Befana, non appena ha incrociato militari afgani, ha domandato cosa fosse quello strano giubbotto che portava. La sua perspicacia gli ha fruttato un’aranciata, e soprattutto gli ha salvato la vita. Nessuno ordinò a Balilla di scagliare la pietra contro gli Austriaci, o agli scugnizzi delle Quattro Giornate di salire sui carri armati tedeschi e farvi cadere le bombe. Lo fecero obbedendo al loro istinto e al loro cuore.

Ma qui c’è gente che spinge alla morte degli innocenti, nel nome dell’odio e del fanatismo religioso.
Eppure, per molti, il Male, sui campi di battaglia, sventola solo la bandiera a stelle e strisce.
mardorta@libero.it

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