di Maurizio Acerbi
Cera un tempo, ormai sempre più lontano, nel quale i cartoni facevano esattamente quello che tu ti aspettavi da loro; e cioè, i cartoni. Li andavi a vedere con tuo figlio e sapevi che di sorprese non ce ne sarebbero state. Grazie alla loro genuina ingenuità facevano divertire il pargolo per quello che erano. Cartoni, appunto. Adesso, no. Quando vai in sala con la prole, oltre a dover aprire un mutuo perché ormai li fanno quasi solo in 3D, lo fai a tuo rischio e pericolo. Il caso di The Lorax, il cartoon che sta spopolando negli Usa, con la sua tesi anti-industriale e pro-ambientalista, è emblematico da questo punto di vista. Allinsegna delleducarli giovani per educarli meglio, i cartoni vengono usati, ormai, quasi sempre per un secondo scopo. In questo caso, non proprio velato se, in America, i Repubblicani si sono addirittura risentiti per la deriva che lindustria cinematografica starebbe vivendo al fine di inculcare nelle giovani menti i principi cari alla sinistra democratica vicina ad Obama. Citando anche il caso de Il mondo segreto di Arriety (ma non dimentichiamo Animals United), la questione è rimbalzata anche nei principali talk show a stelle e strisce dove si è discusso dellopportunità di trattare simili temi politici in prodotti destinati ai più piccoli e suggestionabili cinefili. Capite, quindi, che cè qualcosa che non quadra. Saremo forse dei nostalgici ma se lOscar per il miglior lungometraggio animato dellanno lo ha vinto Rango, certamente il più bel western del 2011 ma più adatto, tra citazioni, rimandi e trama, ad un pubblico maggiorenne, vuol dire che molto, se non tutto, è cambiato nel mondo dei cartoon. Ormai, a furia di strizzare locchio agli adulti al seguito, ci si è dimenticati di fare disegni animati per i bambini.
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