I colleghi direttori ricordano Afeltra

I colleghi direttori ricordano Afeltra

Si annuncia come un’infornata di «grandi firme» la tavola rotonda su Gaetano Afeltra che si terrà domani al Circolo della Stampa. L’incontro, voluto e organizzato da Luciana Baldrighi, ha per titolo «Un amalfitano a Milano: mezzo secolo di grande giornalismo» e mai definizione fu più azzeccata per un personaggio che incarnò al meglio l’intelligenza e l’arguzia partenopea messe al servizio della metropoli del nord per eccellenza, la sua cultura, le sue luci, il suo lavoro, i suoi cavalieri dell’industria.
Aperto (alle ore 18) dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Franco Abruzzo e dal presidente del Circolo Giuseppe Gallizzi, presente la figlia di Afeltra, Maddalena, si alterneranno al tavolo del Salone d’onore dello splendido palazzo settecentesco di corso Venezia 16 Maurizio Belpietro, direttore del Giornale, Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 ore, Giulio Anselmi, direttore della Stampa, Vittorio Feltri, direttore di Libero. Nume tutelare della serata sarà comunque Mario Cervi, decano del giornalismo italiano, legato a Gaetano Afeltra da una consuetudine durata più di mezzo secolo: starà a lui ripercorrere le tappe più importanti di un’attività che non fu solo giornalistica ma strettamente in simbiosi con il crescere e il modificarsi della vita cittadina. Amico di industriali, uomini politici, banchieri e alti prelati, Afeltra riuscì nel corso della sua vita a freqentare stabilmente il potere senza mai permettere che il potere usasse lui.
Redattore capo del Corriere della sera a partire dal dopoguerra, direttore del Corriere d’Informazione e del Giorno, Afeltra ha infatti accompagnato e testimoniato i grandi momenti della vita sociale, culturale e politica della città.

Intimo di Mario Missiroli, Dino Buzzati, Maria Callas, Indro Montanelli, nessuno come lui riuscì a fare del Corriere della Sera l’«istituzione» per eccellenza, ma, soprattutto, nessuno come lui è riuscito a trasformare una professione quale quella del giornalista in una missione vissuta con abnegazione ma anche divertimento.

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