«Ma i più furbi rinunciano alla scorta per farsi rimborsare viaggi mai fatti»

«I politici ci chiedono di correre o di entrare in zone vietate, e noi rischiamo la patente»

«L’auto blu? Al politico conviene di più non usarla». Parola di Andrea Vignotto, fondatore del sindacato autisti. «Chi rinuncia all’auto blu e decide di usare la propria ha diritto a 50 centesimi al chilometro di rimborso spese, cui si aggiungono i pedaggi autostradali, i posteggi e l’assicurazione Rc, furto e kasko pagata dalla pubblica amministrazione. Il chilometraggio è autocertificato dal politico e non è controllato da nessuno. Insomma tutto rigorosamente sulla fiducia. Chi dichiara di percorrere 50mila chilometri annui si porta a casa 25mila euro di rimborso spese». Un bello stipendio extra. Secondo gli autisti del Siar sono molti politici che ne approfittano. C’è chi per ottenere un rimborso più alto prende il domicilio a casa di un parente che vive a centocinquanta chilometri dalla città, e ci sono quelli che dichiarano di percorrere trecento chilometri tutti i giorni ma poi ne fanno trenta. Le auto blu sono invece iper controllate.

L’autista per regolamento deve tenere un libro di bordo in cui segna tutti gli spostamenti che fa quotidianamente con l’auto di rappresentanza. E deve segnare il nome delle persone che vengono trasportate, insieme alla ragione per cui hanno il diritto di salire a bordo. Un tentativo di arginare gli abusi.

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