I pm di Monza: «Lambro inquinato per nascondere dei reati fiscali»

Non fu un incidente. Ma un premeditato avvelenamento del fiume Lambro - per nascondere reati fiscali - che causò lo sversamento nel corso d’acqua di 2.600 tonnellate di oli minerali e idrocarburi tra il 23 e il 24 febbraio dello scorso anno. È la tesi accusatoria della procura di Monza sul disastro ambientale che coinvolse anche il Po con la marea nera che sfociò fin in Adriatico tenne in apprensione paesi e popolazioni di mezza pianura Padana con l’impiego ingente di mezzi e strutture della protezione civile. Secondo i magistrati brianzoli ci sono anche i responsabilidi quel disastro: i titolari della Lombarda Petroli. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti, presieduta dal senatore Gaetano Pecorella, che ha svolto audizioni a Monza, ha confermato che lo sversamento di olio e petrolio nel fiume Lambro dalle cisterne della Lombarda Petroli avvenuto sarebbe stato fatto per nascondere precedenti reati fiscali da parte della proprietà: «L’indagine è alle fasi finali, tra poco sapremo con più precisione - ha spiegato Pecorella -.

Possiamo dire con sicurezza che non è un episodio collegato alla criminalità organizzata, ma è stato un sversamento di petrolio per coprire evasioni fiscali e illeciti fiscali precedenti». Bocciati dunque gli altri filoni, dall’avvertimento della ’ndrangheta, al sabotaggio della concorrenza alla vendetta di un dipendente.

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