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I talebani si vendicano: dita mozzate a due elettori

I talebani hanno mantenuto la loro macabra promessa: mutilare chiunque avesse osato sfidare il boicottaggio delle elezioni presidenziali e provinciali afghane. Così, a Kandahar, culla originaria e da sempre roccaforte degli ex studenti coranici nel sud del Paese, a due cittadini è stato mozzato il dito indice della mano destra. Lo stesso che per legge doveva essere contrassegnato con inchiostro indelebile, di colore violetto, a tutti coloro che si fossero recati alle urne.
A denunciare l’accaduto è stato Nader Nadery, capo della Fondazione Afghana per le Elezioni Libere e Regolari (Fefa), la più importante organizzazione locale di monitoraggio delle operazioni di voto. Nadery ha precisato che i due elettori sono stati entrambi aggrediti da ignoti miliziani nel pomeriggio del 20 agosto, a seggi ancora aperti. «Non sappiamo chi ne sia responsabile - ha specificato - ma i talebani avevano minacciato di farlo». Nei giorni precedenti la consultazione erano circolate voci, peraltro poi smentite da un loro portavoce, secondo cui i guerriglieri integralisti avevano avvertito che avrebbero mozzato dita oppure orecchie, o persino il naso, a chi avesse votato.
La prassi di macchiare le dita agli elettori, usata anche in Irak, ha lo scopo d’impedire che si possa votare più di una volta. Ma inevitabilmente espone i cittadini a un più facile riconoscimento da parte dei terroristi e a conseguenti rappresaglie.
Ma l’inchiostro indelebile non ha scongiurato la pratica dei brogli. La stessa Fefa denuncia un voto viziato da estese frodi e ripetute intimidazioni: alle urne si sono recati anche molti ragazzini che non ne avevano il diritto, elettori hanno deposto più di una scheda nell’urna e numerosi analfabeti in cabina sono stati aiutati da accompagnatori non proprio disinteressati.
Le autorità afghane hanno ammesso che nella giornata elettorale sono state uccise almeno 26 persone ma, secondo gli osservatori internazionali, le elezioni hanno rappresentato una storica vittoria per il popolo afghano. La Fefa dà, invece, un quadro meno positivo: a causa delle minacce, specialmente nel sud, molte persone non si sono recate a votare. Nella provincia di Wardak quasi tutti i seggi lontani dai centri urbani non hanno potuto funzionare. E in quella di Uruzgan, dei 36 seggi riservati alle donne solo sei sono stati aperti.
Una consultazione caratterizzata da luci e ombre anche secondo la Missione di osservazione dell’Unione europea in Afghanistan. A tre giorni dalla chiusura dei seggi rimane sconosciuta la percentuale dell’affluenza alle urne.

Mentre sembra avviato verso la vittoria il presidente Hamid Karzai, che secondo dati ancora non ufficiali avrebbe ottenuto oltre il 70 per cento delle preferenze, evitando così il ballottaggio.

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