Gli imprenditori: «Nessuno ci ascolta» E danno vita al Partito delle aziende

È il partito delle partite Iva. Il partito delle piccole imprese. Ma è anche il partito della famiglia. Già perché le imprese (soprattutto quelle piccole) sono delle famiglie. E «in famiglia» non si fa distinzione tra chi gestisce e chi prende gli ordini. Perché si è tutti sulla stessa barca e nessuno vuole che affondi. Hanno le idee chiare Fabrizio Frosio e Giancarlo Ferramonti, rispettivamente presidente e coordinatore del neonato Partito delle aziende. «Scendiamo in politica per difendere i nostri interessi - spiega Frosio - ma soprattutto perché da anni abbiamo grosse difficoltà a farci sentire in Parlamento». L’attacco di Frosio è diretto, prima ancora che alla classe politica, alle associazioni di categoria (Confindustria in testa). Anche la politica però ha le sue colpe. È la credibilità che sta venendo meno. Ne è convinto Ferramonti, un passato nella Lega Nord. «I politici di oggi sono come quegli avvocati cui casca a pennello il motto “Finché la causa pende, la causa rende”. Insomma non sembrano veramente aver voglia di risolvere i problemi con determinazione e chiarezza». Gli iscritti al partito, oltre duemila, sono tutti imprenditori. E guardano al sodo dei problemi piuttosto che agli slogan di facile effetto.

La prima battaglia sarà per lo snellimento della certificazione obbligatoria e per introdurre l’aliquota unica sul reddito. Nella primavera del 2012 il primo «test» elettorale. «Correremo alle comunali di Verona - spiega Forsio - E speriamo che Berlusconi tenga. Così possiamo poi presentarci al fianco del Pdl alle politiche del 2013». PFB

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