InAdv, la lunga corsa della "brand factory"

Due sedi, a Milano e a Torino, 80 dipendenti, 13 milioni di fatturato, e una grande sfida: la «brand factory», geniale intuizione per un nuovo modello d’impresa. Questo è il gruppo «InAdv», nato nel 1986 da un’idea di Mauro Di Rosa, presidente e ad della società torinese, una delle realtà più dinamiche nel panorama pubblicitario nazionale. Un percorso vincente che ha fatto di «InAdv» la seconda agenzia italiana, un vero e proprio sistema integrato di progetti sviluppati sia in termini di tecnologie e canali media, sia di contenuti e registri comunicativi. In quest’ottica si colloca l’approccio strategico di «Dgt Media», società del gruppo con oltre 10 anni di esperienza nello sviluppo di progetti internet multimediali innovativi. Non a caso Di Rosa considera la crisi globale una buona occasione: «Sì - dice - perché la crisi è cambiamento. Ci obbliga a riordinare, a rifocalizzare le priorità con una lucida visione che avevamo smarrito. È una buona crisi perché il nostro era un sistema malato e ora che tutti lo hanno compreso c’è l’opportunità di curarlo. Il ritmo con cui si muoveva (e si muove) il nostro mondo non è sostenibile dal punto di vista economico, energetico, ambientale e anche psicologico. Questa crisi ci condurrà verso un sistema economico sano, fatto a misura della persona e della società, dove l’obiettivo diventa creare e non più competere e consumare». Approccio impegnativo, ma Di Rosa aggiunge: «Non bisogna dimenticare che la crisi non è solo questione globale, ma anche individuale. E poi c’è l’antidoto della creatività. Le difficoltà e il disagio ci mettono nelle condizioni di pensare, ci offrono la possibilità di reinventarci, ci regalano una vis creativa che per essere pienamente efficace va coniugata con l’amore per quello che si fa.

“InAdv”, curando la comunicazione di realtà attive in settori tra loro anche molto lontani, ne è la conferma quotidiana: un marchio può essere tradizionale, classico, innovativo, originale, provocatore, anticonformista, anche ribelle, ma deve rimanere fedele a se stesso. Un brand è tale nel momento in cui ha un’etica e la rispetta. È questo che il mercato riconosce e premia».