Indennizzo o reintegro: la parola al giudice

Ma come funziona il modello tedesco che ha convinto le resistenze della sinistra? Il sistema si applica in caso di licenziamento di un lavoratore da parte di un’azienda con un’organico superiore ai dieci dipendenti. Tre le possibilità per la perdita del posto di lavoro: comportamento manchevole, motivi personali, necessità aziendali.
Nel primo caso il datore di lavoro invia una diffida scritta al dipendente che compie atti nocivi all’impresa. Soltanto in caso di recidiva scatta il licenziamento.
Tra le ragioni personali che possono indurre un datore di lavoro a privarsi di un dipendente figurano quasi sempre ragioni di natura familiare, come le lunghe assenze dal lavoro causate da malattia. Il lavoratore può ricorrere a un tribunale, che però in presenza di prove incontrovertibili da parte dell’azienda conferma quasi sempre il licenziamento. In casi di difficile accertamento delle responsabilità il giudice invita le parti a trovare un accomodamento, che si conclude sempre con un versamento di una «una tantum» da parte dell’azienda da stabilire caso per caso.
Il terzo motivo di licenziamento riguarda la necessità economica dell’azienda di ridurre i costi del personale.

Il datore di lavoro deve rispettare norme molto rigide nella scelta di chi licenziare, tenendo conto di criteri precisi: appartenenza del lavoratore all’azienda, età, obblighi di mantenimento dei familiari, grado di disabilità. In caso di licenziamento all’addetto viene versata una buonuscita corrispondente a mezza mensilità per ogni anno di appartenenza all’azienda, che deve essere però soggetta a prelievo fiscale.