Un’insolente (e incompetente) sciocchezza

Chissà perché il David di Michelangelo deve essere, ciclicamente, vittima di assessori alla Cultura che non riescono a esprimere idee originali, ma soltanto capricci. Ci sarebbe da chiedersi, e lo dico a ragion vissuta, quale debba essere il compito di un assessore alla Cultura. Trovandomi anch’io ad avere a che fare con un’opera illustre di Michelangelo, la Pietà Rondanini, di proprietà dei Musei Civici, quindi sotto la mia diretta responsabilità, non ho mai pensato di spostarla, anche se non la negherei a una richiesta di prestito. Quanto alla sua collocazione, sia quando ero sottosegretario ai Beni culturali, e tanto più ora, mi sono opposto anche a un nuovo allestimento che smobilitasse quello ormai storico, e cinquantenario, dello studio BBPR, una paratia, quasi una sintesi di abside, in cemento armato che separa il capolavoro di Michelangelo dalle altre sculture.
Invece il David a Firenze, non ha mai pace. Qualche anno fa un altro assessore alla Cultura della Regione, Mirella Zoppi, non direttamente competente sull’opera, che è patrimonio dello Stato, propose un’analoga bizzaria: trasferire il David a Forte Belvedere, strappandolo all’Accademia, per abbattere il flusso turistico nel centro della città che ha come solo obiettivo la visita, toccata e fuga, al David.
Sarà, anzi, certamente è. Ma il turismo di cui Firenze vive non rinuncerebbe agli Uffizi, a poca distanza dall’Accademia, nella quale, meglio che a Milano, l’opera di Michelangelo è collocata in un vasto ambiente concepito per lei. Un’aula absidata con il migliore sfondo per esaltare il gigante presidiato da due ali di Prigioni, assoluti capolavori di Michelangelo. Difficile svendere ciò che dà senso a quel luogo, e che è il campione stesso dell’Accademia, come modello cui ispirarsi. Molte Accademie si devono accontentare di calchi di gesso per l’applicazione degli studenti. L’Accademia di Firenze, nella sua storia, ha gli originali. Pensare di tradire questa tradizione per tentare di arginare il turismo è una insolente sciocchezza. Non stupirebbe nel programma di un’agenzia turistica e nelle linee di indirizzo di un tour operator che volesse semplificare i percorsi delle sue vittime e, come si dice, «ottimizzarne» il tempo.
Volete il David? Vi sia dato. Con il minore sforzo, e senza complicare il traffico. Allora perché non ingannarlo del tutto, il turista, con una bella copia? E quando è arrivato lì avvertirlo sommessamente che, se vuole proprio vedere l’originale, lo potrà trovare all’Accademia. Come che sia, la nuova proposta, di un altro assessore alla Cultura della Regione, e quindi di un altro, letteralmente, «incompetente», è di trasferire il David alla Stazione Leopolda nell’ambito, il più alieno possibile da Michelangelo, della nuova sede del Maggio Musicale Fiorentino. Una struttura nuova, nell’ambito delle celebrazioni per il 150º anniversario dell’Unità d’Italia, che non ha neppure la suggestione di essere un’architettura storica, e di Michelangelo, come Forte Belvedere.
Che cosa muova questi assessori a proposte tanto balzane, resta difficile da spiegare. Soprattutto quando, salvo magie politiche e imprevedibili sostegni da Roma, la responsabilità della decisione tocca al ministro e non all’assessore. E però questi assessori devono pure pensarne una! A Firenze, poi, città un tempo bellissima e ora priva di qualsiasi attrattiva, e incredibilmente sciatta, come ha osservato, con serenità e autorità Timothy Verdon, di Santa Maria del Fiore. A lui toccò, senza avere nessun potere sulla città, se non morale, di dire quello che avrebbe dovuto dire un assessore.

Avendo, invece che fantasticare sul David, la possibilità di fare per restituire decoro alla sua città.
E invece gli amministratori, quando pensano al centro storico, pensano a una tranvia che sfiori i monumenti facendone dimenticare la numinosità. Peccato. Peccato mortale.

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