«Gli intellettuali ci sono È un peccato importarli»

Caro Massimiliano, il dibattito da te proposto sulla città sta sviluppando delle energie e dei contenuti che per qualità e quantità meriterebbero una condivisione molto ampia. Un po’ come se si parlasse delle riforme costituzionali nel Paese. A Genova c’è bisogno di una «ricapitalizzazione» delle idee, degli atteggiamenti ed una nuova dimensione propositiva per la città.
Non è un caso, quindi, se nel mio intervento precedente ho fatto riferimento al cardinale Angelo Bagnasco quale miglior intellettuale oggi presente in città.
Può anche darsi che ce ne siano dei migliori (prima li vorrei sentire se almeno avessero il coraggio di esporsi), però non parlano.
Oggi se non parli non esisti. E quindi per me non esistono!
La classe dirigente, quelli che comandano tanto per capirsi, tacciono con un silenzio assordante.
Bagnasco, invece, parla in qualunque occasione e da qualsiasi palco per descrivere e «raccontare» la sua città.
Da ormai molti anni la classe dirigente della città tace o meglio parla sotto voce quasi che la gente (quella della strada) non la possa sentire. Con tutto il rispetto, la sindaco Marta Vincenzi ha persino importato dirigenti «pensanti» nella persona del professor Nando Della Chiesa.
Genova di Nando Della Chiesa ne avrebbe fatto tranquillamente a meno.
Personalmente ritengo che la città, pur nelle sue difficoltà di relazione con il mondo, non debba assolutamente importare teste pensanti, anzi paradossalmente siamo proprio nella situazione opposta.
Il problema è che alcuni non gradiscono parlare perché non vogliono incidere sui destini della città, altri che sono stati in passato «rottamati» (Genova infatti ha la rara dote di rottamare, solo che qui da noi non ci sono gli incentivi...) dagli eventi cittadini, oggi non ci pensano neppure a dire la loro. La narcotizzante cultura dell’apparato di governo genovese cresciuta con un sapiente e ricercato mix di snobismo e mondo operaio di tipo elitario funge da ostacolo di carattere intimidatorio.
Non è un caso se ho usato un termine di natura finanziaria, quello della ricapitalizzazione (umana).
A Genova ed in molte parti della Liguria c’è bisogno dell’apporto di nuova linfa. C’è bisogno di una rivoluzione culturale che mandi alle ortiche i vecchi e superati modi di essere.


Non abbiamo bisogno di teste importate! Ci vuole una rivoluzione culturale che sia in grado di eleggere un nuovo consiglio di amministrazione dove gli azionisti di riferimento siano espressione di gruppi di persone motivati alle crescita ed allo sviluppo e non alla stagnazione.
In una parola: ci vuole un cambiamento.
E torno ripetere, se non c’è un cambiamento culturale è molto difficile che ci sia quello politico.

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