La Fondazione Mps è pronta a rinunciare al Monte Paschi pur di salvarsi. Il passo indietro è contenuto nel documento programmatico, non ancora pubblico, in cui l'ente di Palazzo Sansedoni si dice disposto a scendere sotto la soglia del 33,5% del Monte per garantirsi «sopravvivenza» ed equilibrio finanziario. Un cambiamento netto visto che solo pochi anni fa la Fondazione si era pesantemente indebitata per non mollare la presa sulla «sua» banca. L'idea si sposa inoltre con il progetto di trovare un nuovo socio di lungo periodo per Mps rilanciato dal presidente Alessandro Profumo, insieme alla prospettiva di rimuovere il limite del diritto di voto al 4 per cento.
A crederci è anche Piazza Affari, dove il titolo Mps è arrivato a guadagnare il 5% in mattinata per poi sgonfiarsi nel finale (+0,65%) a 0,26 euro, tra scambi vorticosi (8,7% del capitale). La scorsa settimana, allo scoppio dello scandalo derivati, Mps aveva accumulato in tre giorni una caduta vertiginosa: -21%.
L'attenzione è puntata sui fondi sovrani, a cui Profumo si era già rivolto quando era in Unicredit; ci si interroga poi sulle scelte della famiglia Aleotti, oggi titolari del 4% di Mps. Il Tesoro potrebbe inoltre chiedere di ampliare i poteri di Profumo e dell'ad Fabrizio Viola in occasione della prossima emissione di Monti Bond per 3,9 miliardi.
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