Il recente gravissimo incidente stradale che ha coinvolto, lo scorso fine settimana, alcuni mezzi pesanti sullAutosole, vicino a Modena, ha evidenziato ancora una volta in tutta la sua evidenza la necessità di garantire maggior sicurezza anche ai conducenti dei mezzi pesanti, spesso colpevolmente dimenticati. Una colpa, di certo, è continuare - nonostante gli appelli lanciati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perchè ci sia una maggior attenzione sugli incidenti sul lavoro - a parlare di incidenti "sulla strada" e non sul lavoro quando per strada muoiono dei camionisti, come se un autotrasportatore, portando a destinazione le merci, non stesse svolgendo la sua attività. È forse una scelta precisa, quanto spiacevole, di dividere le vittime sul lavoro in morti di serie A e altri di serie B? Non sappiamo. Di certo sappiamo invece che una colpa ancora più grave sarebbe dimenticare che il Parlamento, su richiesta delle associazioni di categoria, nel mese di agosto ha approvato norme che mirano proprio a tutelare le vita e la sicurezza sulle strade e sul lavoro, rendendo più applicabile il dispositivo sulla responsabilità condivisa per tutti i soggetti che partecipano a un'operazione di trasporto. Tradotto, significa controlli su tutta la filiera, dall'azienda di autotrasporto fino alla committenza. «Nei confronti di coloro che sono coinvolti in un incidente stradale con feriti gravi o con decessi viene disposta sempre», così recita la legge 120, «la verifica per accertare la violazione delle normative sulla sicurezza sociale e della circolazione». In occasione dellincidente successo a Modena (ma anche, in precedenza, a Trieste) le associazioni dellautotrasporto hanno richiesto ai magistrati della Procura della Repubblica di verificare se sia stata data applicazione a una norma di legge o se sia omesso di applicarla. Dai dati diffusi dobbiamo purtroppo constatare come i numeri degli interventi nei confronti di tutti i soggetti della filiera, previsti dal Codice della strada, sia molto limitato e in genere si fermi allimpresa di trasporto. Così operando si evita di dar vita a quello cha la legge si pone come obiettivo, e cioè indurre tutti i componenti della filiera a comportamenti virtuosi. Perché su tali aspetti, che coinvolgono molto da vicino le persone, non venga adeguatamente informata la pubblica opinione, è un mistero. Eppure, siamo certi, la pubblica opinione alle ricostruzioni che puntano tutto sull'emozione, più che giustificata, delle persone coinvolte, preferirebbe una puntuale ricerca delle cause, delle responsabilità che hanno determinato lepisodio. Il Governo e gli stessi media non ne escono certo bene da una situazione che potrebbe essere anche letta come un segnale di non voler disturbare i potenti di turno. Ecco, è su questi argomenti che ci piacerebbe assistere a delle prese di posizione veementi, della stessa violenza di quella usata per fatti che riguardano comportamenti, se provati, che attengono al privato delle persone.
Spiace dover constatare invece come molti di coloro che chiedono a gran voce il rispetto delle regole, di fronte a un argomento concreto che sta a cuore alla gente tacciano.*Presidente nazionale di Fai
Conftrasporto e consigliere del Cnel
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