RomaDelle due, l'una: o il governo mercoledì prossimo porta un decreto che rinvia l'aumento dell'Iva, oppure il 1° luglio scatta l'aumento. Per mercoledì è già previsto un Cdm particolarmente «pesante». Deve esaminare i provvedimenti a sostegno dell'occupazione e anche il «piano carceri». Ma la data è forse l'ultima possibile. Il presidente del Consiglio ha sempre detto che vuole presentarsi al Consiglio europeo del 27 giugno con il pacchetto occupazione approvato dal governo. Potrebbe occuparsi d'Iva il pomeriggio del giorno dopo, venerdì 28. Ma in tal caso, il governo lascerebbe nell'incertezza gli esercenti chiamati ad adeguare (o meno) i listini.
E proprio il problema dell'Iva è stato il «piatto forte» del pranzo fra Letta ed Alfano. Un incontro carico di tensione, a quanto sembra. I due avrebbero convenuto che, nonostante le oggettive difficoltà di bilancio, il ministro Saccomanni deve recuperare le risorse per evitare gli aumenti. «Ogni sforzo» in tal senso l'ha chiesto anche Epifani. L'orientamento è quello di far slittare l'aumento al primo ottobre; oppure, al prossimo anno. Con un particolare. Sia in un caso, sia nell'altro, il governo è chiamato a varare provvedimenti in grado di coprire il minor gettito: nel primo caso dovrebbe recuperare un miliardo; nel secondo, due miliardi. Le coperture potrebbero essere inserite nel decreto di manovra economica che il governo potrebbe varare prima della pausa estiva. Decreto che è destinato a dare sostegno contabile ai saldi di finanza pubblica che verranno delineati con la legge di Stabilità. Questa, infatti, a differenza della legge finanziaria non può contenere norme che prevedono minori spese o maggiori entrate. Per questo ha bisogno di un provvedimento che ne anticipi gli effetti.
Va poi considerato che tale decreto dovrà contenere misure che entreranno in vigore in tempi diversi. Una parte (stimata in 7/10 miliardi) dovrà essere utilizzata per far fronte alle spese di quest'anno. Un'altra parte, finora non quantificabile in quanto manca il dato ufficiale rivisto della crescita del 2014, servirà a rispettare il tetto del 3% di deficit del prossimo anno. Per il momento il governo è ricorso anche ad un mini aumento delle imposte sulla benzina a carico delle industrie petrolifere. L'aumento dell'Iva farà scattare automaticamente un rincaro alla pompa, a cui si aggiunge quello innescato dal decreto del «Fare». Un rincaro che, paradossalmente, rischia di farsi sentire in negativo nelle casse dello Stato. La flessione dei consumi seguita all'aumento delle accise - rileva il centro studi Promotor - incide sul gettito erariale, che nel periodo gennaio-maggio è sceso da 14,7 miliardi a 14,4 miliardi con una contrazione di 303 milioni (-2,1%). Per l'Iva si rischia lo stesso effetto boomerang.
Difficilmente il governo anticiperà la soluzione al problema dell'Imu insieme a quello dell'Iva. Ha tempo di decidere entro il 31 agosto come riorganizzare la fiscalità sugli immobili. Fabrizio Saccomanni non si sbilancia: «Stiamo studiando tutte le opzioni», dice da Lussemburgo a proposito di Iva. C'è però da considerare che l'Imu prevedeva tre rateizzazioni: giugno, settembre e dicembre.
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