Contro la crisi cogliamo la Grande Mela

New York «Se ce la fai a New York ce la fai dappertutto» canta Liza Minelli nella canzone preferita di Valentino che per altro ce l'ha fatta prima a Parigi e poi nel mondo.
Detto questo il popolo internazionale della moda è fermamente convinto che per farcela oggi sia necessario tornare in grande stile nella grande mela. Così Benetton ha appena aperto un pop up store tra Crosby e Soho in cui, fino al prossimo dicembre, si potranno trovare oggetti in lana multicolor (si chiamano object colorè e vengono da tutto il mondo come i ragazzi di Fabrica che li hanno firmati) oltre alle celebri maglie colorate sapientemente disegnate adesso dal designer You Nguyen. Organizzato per colore e decorato dalle sculture intitolate Lana-sutra di Erik Ravelo, il pop up newyorkese ci ha fatto dire di nuovo: «Però, che bravi quelli di Benetton».
Stesso commento da Edun, marchio creato da Bono Vox e dalla moglie Ali Newson per aiutare l'Africa. C'erano bellissime stampe eseguite in Mali con un'antica tecnica che prevede l'uso del fango, graziosi modelli fatti a mano dalle Crochet sister (un gruppo di suore che in missione tricottano dal mattino alla sera) e tanti pantaloni cargo disegnati dalla designer Sharon Wauchob scelta dal Gruppo LVMH che ha comprato oltre il 40 per cento del marchio dal leader degli U2 e dalla sua signora. Sempre di sapore etnico ma senza alcun riferimento preciso e con una bella attenzione al mercato da Hache, marchio italiano nonostante il nome (significa H in francese) che ha debuttato ieri in passerella a New York. A disegnare la linea Manuela Arcari, l'intelligente signora che ha fondato Ter et Bantine trasformando il vecchio zuccherificio Eridiana di Faenza in una grande e bella fabbrica d'eleganza per donne speciali in quanto normali.
Debutto newyorkese anche per MM6, linea accessibile di Martin Margiela, il brand controllato dalla Staff International di Sergio Rosso che firmerà l'attesa capsule collection di Natale per H&M.
Stavolta una griffe votata all'eccentricità e a tutte le avanguardie possibili e immaginabili riesce a trasformare la stravaganza in eleganza contemporanea con un lavoro molto sottile sui codici del marchio.


Così, oltre al solito sforzo di recuperare vecchi abiti in quelli nuovi, c'erano tanti capi e soprattutto accessori che parlavano il linguaggio colto e illuminato di Margiela senza richiedere sforzi titanici di comprensione.
Una nuova boutique e un party hanno suggellato questo debutto decisamente riuscito. L'ennesimo nella città che non dorme mai.DaF

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